💨💨💨 #tiromancino/ Pale eoliche e fantasmi dell'arretratezza culturale
Cominciando dalle cose serie. La ricerca scientifica ci dice che oggi in atmosfera ci sono 432 parti di CO2 per milione. E che basta arrivare a 480-500 parti per milione per avere un aumento del riscaldamento del clima di 2°. Quindi danni irreversibili all'ambiente, con un impatto diretto sulla salute umana.
La Cop21 di Parigi del 2015 ha raccomandato di fare di tutto per tenere l’aumento della temperatura entro i 2° rispetto a quella preindustriale, possibilmente al di sotto del grado e mezzo. Ma negli ultimi due-tre anni quel grado e mezzo di aumento della temperatura è già un dato di fatto, che ha sorpreso gli studiosi per la velocità con la quale si è materializzato. Se rimarrà tale per un decennio, oramai è una certezza, dovremo cambiare molte cose nella nostra organizzazione sociale. A partire, ad esempio, dalle produzioni agricole. In attesa di tempi peggiori, chiaramente.
Insomma, un futuro distopico a portata di mano. Dietro l’angolo.
Come quello rappresentato nelle serie Tv Silo (Apple Tv), Extrapolations (Apple Tv), Fallout (Prime Video) o L’alluvione (Netflix). Intanto si sottovaluta stolidamente la velocità con cui si scaricano in atmosfera i gas serra, compresi quelli generati dalle guerre insensate che governi di scarto stanno alimentando in giro per il mondo.
Eppure, in Maremma e sull’Amiata imperversa la cantilena gnaulata del favore esibito per le energie rinnovabili, subito contraddetto da paletti dialettici che rimandano ai bastoni procedurali infilati fra le ruote per bloccarne lo sviluppo.
Così, tutti si dichiarano favorevoli alle pale eoliche, salvo che sui crinali delle colline, sulle pendici montane, nelle aree vocate alle produzioni agricole pregiate – Doc, Docg, Igt, Dop e Igp, praticamente ovunque – in zone paesisticamente rilevanti…. Nessuno che dica, una tantum, che gli aerogeneratori si installano laddove c'è il vento (elementare Watson!), e che secondo gli “atlanti del vento” specialmente la zona sud della provincia di Grosseto e le pendici dell'Amiata sono fra i territori più ventosi della Toscana. Ergo, a più alto potenziale produttivo eolico. Ah, già! Per non privarsi di credulonerie, anche i parchi fotovoltaici offshore (a mare) evocano fantasmi, come quello dello stravolgimento dell'orizzonte marino. Quando a una distanza di 15-20 chilometri dalla costa (per ovvi motivi) già spariscono dalla visuale.
Ma se i campi eolici assurgono oramai nel sentire comune a ruolo di grande Babau, non sono da meno i parchi fotovoltaici, e peggio che mai quelli agrovoltaici (nonostante la riduzione continua dei terreni coltivati). Più o meno con le stesse motivazioni impermeabili a qualunque ragionamento di buon senso.
Nel frattempo, ogni giorno che passa, gli stravolgimenti del clima generati dalle attività antropiche danno a cadenza regolare il segno tangibile di cosa ci aspetta. Per non essere provinciali, basta guardare oltre Atlantico: alle alluvioni in Texas, New York e New Jersey. Oppure a quelle cinesi di fine giugno, nelle province di Guangdong e Huan. Stendendo un velo pietoso sui giganteschi recenti incendi in Canada e California.
L’evidenza dei fatti, però, nel grossetano non scalfisce l’inattaccabile sindrome di Nimby: le rinnovabili ovunque, ma non nel mio cortile! Approccio negato in modo farisaico, e declinato con raffinata ipocrisia. Ogni dichiarazione pubblica sugl’impianti per produrre energia da fonti rinnovabili, infatti, inizia pedissequamente con una petizione di principio a favore della green economy: “siamo favorevoli alle rinnovabili, ma….. a certe condizioni”. Che guarda caso è impossibile si verifichino. Perché ogni volta c’è un inderogabile motivo ostativo, improbabile, per quanto preso sul serio: bocciati a raffica dalla Regione, così, parchi eolici e fotovoltaici. Da Montauto (Manciano) a Magliano e Scansano, da Albinia (cassa di espansione dell’Albegna) a Orbetello. E presto a Pitigliano e Sorano. Lo schema è sempre lo stesso: contro gl’impianti Fer (fonti energie rinnovabili) partono prima i comitati, all’inseguimento gli Enti locali con pareri contrari, poi arriva il parere negativo della Regione (a seconda di dimensione e tipologia) e infine si pronuncia il Ministero dell’ambiente, quasi sempre adeguandosi. I 420 giorni previsti per le autorizzazioni più complesse, peraltro, non vengono quasi mai rispettati per proroghe dei termini e ricorsi amministrativi che dilatano i tempi. Fino ai casi più paradossali, per i quali ci vogliono fino a 7 anni di battaglie legali per poter realizzare gli impianti più grandi.
Tutto in una linea di continuità ideale con il cliché politico/culturale dominante in provincia di Grosseto, trasversale agli schieramenti, negli ultimi trent’anni: No all’autostrada tirrenica. No alla diga sul Farma-Merse. No al termovalorizzatore a Scarlino, che avrebbe fra le altre cose abbattuto la Tari. No allo sviluppo diffuso della geotermia. Una sequela di occasioni mancate per creare sviluppo sostenibile e occasioni di lavoro qualficato che meriterebbe un “distopic movie” sulla Maremma (e Amiata) terra dei treni perduti.
Eppure, attingendo a un caso di scuola di catastrofismo pseudo ambientale ante litteram di vent’anni fa, proprio a Scansano - ai Poggi Alti dove fu realizzato un parco eolico con 10 turbine alte 110 metri - le uve del Morellino pare nel frattempo non si siano suicidate dal dispiacere. Biondi Santi continui a produrre i propri pregiati vini nella tenuta del castello di Montepò. Così come fanno tutti gli altri produttori della zona che nel frattempo hanno visto crescere il proprio business. Coi prezzi dei terreni vocati a Morellino Docg arrivati a 100.000 euro ad ettaro, naturalmente non considerati una speculazione al pari di quella oscena delle pale eoliche. Mentre, in sordina, il parco eolico è diventato una delle mete preferite dei cicloturisti che imperversano nelle campagne della zona…..
Di fatto oggi, superati municipalismo, campanilismo, localismo e sovranismo, oltre l'autarchia - oramai categorie obsolete – siamo saltati a piè pari nell’era del “cortilismo” (not in my backyard), caratterizzata dalla legittimazione culturale dei micro interessi in micro ambiti territoriali. Con la derubricazione/negazione dei cambiamenti climatici non più appannaggio dei pur copiosi analfabeti funzionali in circolazione, ma oramai assurta alla dignità di “impostazione culturale”. Proprio nel momento in cui il climate change richiederebbe risposte globali e condivise a livello locale, nazionale e planetario.
Peraltro, non c’è solo l’urgenza assoluta, inderogabile, di contrastare i cambiamenti climatici le cui conseguenze stanno provocando sfaceli, che presto si estenderanno anche ai nostri territori. Oltre a quella di renderci autonomi dalla dipendenza del gas estero e avere prezzi più accessibili dell'energia (la più cara rispetto a Spagna, Francia e Germania, campioni nelle rinnovabili).
In proposito, ci sarebbero da fare anche alcune considerazioni sulle opportunità di sviluppo buttate al vento in una provincia nella quale con la dichiarazione dei redditi 2024 circa 63mila persone hanno dichiarato un reddito complessivo fra 0 e 15mila euro.
Secondo i dati raccolti dal Gestore dei servizi energetici (Gse), infatti, gl’impianti Alimentati da fonti energetiche rinnovabili non sono poi così disprezzabili sotto il profilo occupazionale. A parità di potenza installata, la geotermia è la fonte rinnovabile che determina la maggiore occupazione indotta: ovverosia 34 posti di lavoro per megawatt di potenza installata (a Santa fiora ne sarà realizzata una da 20 MWp), a fronte dei 19 posti di lavoro garantiti dell’eolico e dei 12 del fotovoltaico. Un dato citato dalla Filctem Cgil in un proprio comunicato nel quale richiamava Enel Green Power ad investire di più nella realizzazione di nuove centrali.
Ecco, forse, in un territorio dal quale i giovani qualificati scappano per assenza di opportunità di lavoro, dare gambe allo sviluppo delle energie rinnovabili potrebbe essere un'opzione. Per quanto sicuramente indigesta ai rentiers col casale in collina, disturbatissimi all’idea di avere a qualche chilometro dalla propria avita magione uno sbuffo di vapore acqueo che funesti la loro vista. Oppure una "teribbile" pala eolica....











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