🧑✈️👩⚖️👩✈️👨⚖️ #tiromancino – La sicurezza “sceriffesca” di Kansas City e l'economia agonizzante
Gli steward (vigilantes col bomberino) sparpagliati nel centro storico per tenere a bada la ”malamovida” e 200 telecamere di ultima generazione, tra nuove e da sostituire. Che poi di ultima generazione chissà che vorrà dire.
Dopo quella di vigili di quartiere, gruppi di controllo del vicinato, controlli a raffica dei documenti e coreografici militari in mimetica errabondi per la città, l'ennesima stucchevole puntata della “telenovela” sicurezza a Kanas City - in omaggio a Luciano Bianciardi. Che a dire il vero non sarebbe tale se non fosse per l'ottusa incompetenza con la quale si persevera a battere strade che da anni si dimostrano fallimentari nel contrastare microcriminalità, aggressioni e risse. In generale fenomeni di devianza e violenza sociale.
Il circo della paura
Solo l'ultima, illusoria e solipsistica variante di un approccio riproposto in loop e fondato sull'idea che l’uovo di Colombo sia reprimere o carcerare; punire insomma. Circolo vizioso che si alimenta anche di falsi miti, come quello che oramai il capoluogo, soprattutto, sia in preda alla criminalità organizzata e alla sua manovalanza extracomunitaria legata allo spaccio. Per cui due tentativi di rapina con “temperino” (e per bottino dei croccantini) e “pistola giocattolo”, peraltro perpetrati da italianissimi, invece che essere derubricati a manifestazione di disagio sociale, nella narrazione cittadina diventano quasi scene da pulp fiction. Con il centrodestra che ripete a mitraglia slogan vacui su “legge & ordine” o si esibisce in violenze verbali al limite del bullismo, e il centrosinistra che si trova irretito nell’immobilismo, timoroso di venir percepito come debole.
La sicurezza urbana diventa così una postura da troll social, un atteggiamento estetico "sceriffesco". Che né produce effetti reali, né rassicura residenti e frequentatori delle aree più degradate. Che pure ci sono.
Tutti tentativi maldestri e improvvisati che hanno come effetto collaterale la rimozione dal dibattito di ogni progettualità sociale basata sulla leva dell'educazione e della prevenzione.
Il vero problema sottostante
Ma soprattutto l’occultamento della vera causa che sottostà ai fenomeni di degrado sociale e umano che dilagano a Grosseto, come in molti altri centri della provincia. Ovverosia l'inarrestabile e incontrastato impoverimento economico che da una decina d'anni a questa parte sta trascinando il nostro territorio nell'orbita del terzo d'Italia più arretrato e in difficoltà. Declassamento economico che va di pari passo con l’incattivimento sociale (oltretutto “cattivismo” e politicamente scorretto vanno di moda come panacea) e la chiusura a riccio delle comunità nel conservatorismo identitario più retrivo. Alimentato dalla retorica del “bel tempo che fu” e del ritorno alle “tradizioni”.
Un cataplasma (impiastro) composto di più ingredienti perniciosi che fa di Grosseto e buona parte della Maremma una delle aree più immobili della Toscana, e in generale del Centro Italia. Fatte salve rare eccezioni.
Numeri non chiacchiere
Che il vero, principale, problema sia quello del progressivo sfaldamento socioeconomico della provincia – scaturigine degli epifenomeni di microcriminalità e affini - lo ha ancora una volta certificato la recente indagine sulla qualità della vita effettuata dal quotidiano economico Italia Oggi, analizzando 9 macroaree e 14 indicatori. Quella di Grosseto è l'ultima provincia della Toscana, preceduta da Massa Carrara, Arezzo, Pistoia e Livorno, con gli altri 5 territori regionali a una distanza siderale. Solo l’ultimo timbro sul passaporto di territorio marginale di una regione sempre più in difficoltà, ma che nella gran parte dei propri “tenimenti” sembra avere gli anticorpi per battere la patologia avanzante.
Se si guardano tutti gli indicatori economici e sociali, una parte dei quali sono riportati nelle tabelle sottostanti, si percepisce immediatamente la gravità della situazione. In fondo a ogni classifica: dal reddito pro capite a quello disponibile, dai consumi superiori ai redditi disponibili (quindi finanziati a debito o al nero) alle retribuzioni più basse della regione anche fra la popolazione immigrata residente, dall’ultimo posto nell'export al secondo peggior risultato delle nascite, fino ai livelli fra i più bassi delle polizze Rca auto in parallelo a uno degli aumenti più alti del loro costo. Per non dire del basso livello di scolarizzazione o della maggiore incidenza regionale di adolescenti sovrappeso.
Sviluppo economico e interventismo sociale
Un vero contemporaneo “cahier de doléances” (quaderno di doglianza). Con numeri brutti e impietosi. Che però andrebbero letti in modo sfaccettato per comprendere cosa si nasconde fra le loro pieghe. In mezzo alle quali, appunto, non è così difficile intuire che la microcriminalità fata di spaccio, piccoli traffici, borseggi, furti e rapine, al pari dei fenomeni di disagio sociale, a vandalismi, aggressioni e risse, sono tutte devianze che finiscono nell'imbuto della frustrazione e della mancanza di una prospettiva di emancipazione, individuale e collettiva. Una terra di nessuno dove per troppi mancano lavoro, occasioni di riscatto, spazi di socialità e reti relazionali che consentano di rimettersi in carreggiata. A presidiare la quale non sono rimasti che cavalli di Frisia e filo spinato.
Perché se è vero che la responsabilità individuale non può mai essere sottovalutata rispetto ai comportamenti dei singoli, è anche vero che la mancanza di un orizzonte collettivo incarnato da un ecosistema economico e sociale che si evolve offrendo occasioni di palingenesi e autorealizzazione costituisce il brodo di coltura di ogni marginalità.
Ecco perché, sostanzialmente, sparare la luce con l'occhio di bue sul tema della repressione è solo una cura palliativa. Un placebo omeopatico che dà la momentanea autoreferenziale ebbrezza di risolvere un problema che continua pervicacemente a resistere nella realtà. Riproponendosi appena l'effetto placebo svanisce.
Per cui le “manette” agitate continuamente come spauracchio, alla fine, potranno al massimo tornare utili per qualche giochino erotico. Peraltro, mutatis mutandis, riproducendo l'equivoco che la punizione sostituisca la passione.
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