🩺🩻💊 #tiromancino – Senza sanità pubblica come essere all’Overlook Hotel di Shining



Per quanto paradossale sembri, a metà degli Anni 20 di questo XXI secolo il tema del diritto universale a essere curati è tornato in Italia (ma anche in Inghilterra, ad esempio) della stessa attualità che ebbe nella seconda metà dell’800. Quando nacquero le prime Società operaie di mutuo soccorso e le Leghe contadine, proprio per mettere in campo strumenti di tutela sociale e sanitaria del proletariato. Proletariato ieri, classe media oggi. Con lo stesso assillo di non potersi permettere decenti prestazioni sanitarie. Come dimostra il fatto che oramai quasi cinque milioni di italiani rinunciano a curare alcune patologie, la metà dei quali per motivi economici.

Per capire il tipo di rischio cui andiamo incontro, gli esempi concreti sono la miglior panacea. Attraverso il trànsfert dell'immedesimazione. Perché siamo un po’ tutti come San Tommaso, che finché non vede non crede.

 

American dream

Silvia è una quarantenne ligure trapiantata a Chicago, dove hanno imperversato i Blues Brothers.

Si è trasferita sulle rive del lago Michigan col marito: lei lavora in una clinica veterinaria, lui manager per una multinazionale. Nell'agosto 2023 si è tagliata il dito di una mano, in profondità. Visto il suo lavoro, ha fatto quel che c'era da fare: ripulita la ferita, per scrupolo si è recata al primary emergency, un pronto soccorso per i codici non urgenti. Lì un dottorino giovane le ha applicato colla e grappette di carta al posto dei punti con ago e filo. In poco tempo, il dito è diventato scuro e ha cominciato a gonfiarsi. Aspettato qualche giorno, Silvia è andata all'emergency room (pronto soccorso) dell'ospedale più vicino perché il dolore stava diventando insopportabile. Lì, le hanno spiegato che non avrebbero dovuto chiuderle completamente la ferita, che non ha potuto spurgare e quindi si è infettata. Le hanno tolto la colla che la chiudeva, fatto uscire il pus è iniettato endovena un antibiotico. Dicendole che aveva fatto bene ad andare al pronto soccorso perché se l'infezione si fosse sviluppata, avrebbe addirittura rischiato di perdere il dito. A questo giro, a parte l'incazzatura, Silvia se l'era cavata davvero con poco. Passa un mesetto e, come succede negli Stati Uniti, le arriva a casa la fattura dell’assicurazione, la “BlueCross BlueShield of Illinois”: per la modica cifra di 4.180 dollari, dei quali l’assicurazione ne ha versati 3.149,25 al Northwestern Memorial Hospital di Chicago. Col resto a carico di Silvia.

Ecco questo è quello che succede in un sistema sanitario basato sulle assicurazioni private. Nel contesto del quale la salute è chiaramente un business il cui valore è determinato dal mercato. Ferma restando la possibilità di pagarsi un'assicurazione adeguata a coprire i diversi tipi di rischio: ça va sans dire (va da sé).

 

Il sistema sanitario pubblico e universale

Non è lungimirante accorgersene solo nel momento del bisogno. Perché tanto, prima o dopo, chiunque dovrà ricorrervi. Stiamo parlando della sanità pubblica. Quel pezzo determinante del welfare - termine associato a lord William Beveridge, a seguito del suo celeberrimo rapporto del 1942 sullo stato dei servizi sociali nel Regno Unito – che, fra le altre, ci permette di essere curati gratuitamente per un tumore o di fare figli in uno dei Paesi con la più bassa mortalità infantile del mondo. Una roba affatto ininfluente sulla nostra qualità della vita. Che probabilmente siamo un po’ troppo abituati a dare per scontata.

Eppure, scontata la sanità pubblica non lo è mai stata. Perché da quando è nata - grazie alla pietra miliare della Legge "Mariotti" 833 del 1978, che superò l’iniquo sistema delle mutue professionali che curava solo chi si assicurava grazie al tipo di lavoro che aveva – il servizio sanitario nazionale (Ssn) si è sempre mossa sul filo del rasoio. Minacciato dalle diseguaglianze territoriali, non solo tra nord e sud, ma anche fra Regioni contigue o all’interno di una stessa Regione. Dal sottofinanziamento cronico. Dalle inefficienze organizzative, in molti casi macroscopiche. Dalla corruzione. E ultimamente da una programmazione così autolesionista dell’accesso alle facoltà di medicina, ostaggio dell’ideologia del numero chiuso, che ha finito per garantire un numero di medici, infermieri e professionisti sanitari nettamente inferiore a quelli di cui ci sarebbe bisogno. Col risultato paradossale che un qualunque medico, in assenza di concorrenza (diversamente da tutti) e a prescindere dal suo valore professionale, si trova nelle condizioni invidiabili di poter sfogliare la margherita perché tanto un lavoro ce lo ha di sicuro.

Nonostante queste difficoltà, tuttavia, a guardarlo con distacco e in comparazione con molti altri sistemi sanitari, il nostro Sistema sanitario nazionale è ancora oggi un gioiellino di efficacia rispetto agli esiti di salute. Malgrado sia guidato da autisti pericolosamente sbronzi. E quindi a fortissimo rischio deragliamento.

 

Pochi soldi, spesi come?

I numeri aiutano a capire: in media in Europa per i servizi sanitari nazionali si investe il 7,5% del Pil (prodotto interno lordo). L’Italia nel 2023 ha speso per la sanità appena il 6,3% del proprio Pil: cioè a dire 132,3 miliardi di euro; 25,1 miliardi in meno della media europea. Ma anche così le cose non sono chiarissime, perché non solo spendiamo per la sanità 25,1 miliardi meno di quanto dovremmo, ma perché il problema è quel che spendiamo in termini pro capite.

Quest’anno il rapporto tra spesa sanitaria e Pil (incorporando gli aumenti contrattuali che avrebbero dovuto scattare nel 2023) secondo i calcoli della Fondazione Gimbe si fermerà al 6,4%, per arrivare al 6,2% nel triennio 2025-2027. Insomma: continua il definanziamento del sistema sanitario pubblico. Cosa che inevitabilmente dirotta risorse delle famiglie sulla sanità privata: circa 40 miliardi per acquisto di cure dirette (out of pocket), spesa per farmaci e prodotti assicurativi. Risorse di chi può permetterselo, naturalmente.

In questo caso aiuta il raffronto fatto dall’Ocse (organizzazione comune per lo sviluppo economico) rispetto alla spesa pro capite calcolata in dollari americani sul prodotto interno lordo del 2022. Considerato che il nostro Pil è più basso di quello di Germania, Francia e Inghilterra, il nostro Paese ha speso nel 2022 la cifra media di 3.255 dollari americani: una spesa inferiore del 53% a quella della Germania (6.930 dollari), del 42% rispetto a quella della Francia (5.622 dollari) e del 27,3% rispetto al Regno Unito (4.143 dollari). Nel 2022 l’incidenza sul Pil della spesa sanitaria italiana era del 6,7%, nel 2023 è stata del 6,3%.

Nonostante questo, il sistema sanitario nazionale italiano nel suo complesso rimane uno dei primi 4 o 5 al mondo per gli esiti di salute che garantisce, con uno dei rapporti migliori in assoluto fra spesa ed efficacia delle cure. Naturalmente i sistemi sanitari regionali del centro nord - valutati come tutti quelli delle 20 regioni italiane dal laboratorio Mes del Sant’Anna di Pisa - sono quelli con le migliori performance. E fra i sistemi regionali, quello toscano ed emiliano romagnolo sono i migliori in Italia in quasi tutti gli indicatori considerati.

 

Qui Toscana: Grosseto

In Toscana e in Maremma stiamo dentro questa cornice generale. Con sinistri scricchiolii che oramai sono il segnale incontrovertibile di un rischio di collassamento del sistema. In assenza di un'iniezione adeguata di risorse, soprattutto, ma non esclusivamente, destinate al personale.

I ritardi nell'implementazione della cosiddetta medicina territoriale e d’iniziativa - con le case della salute in via di realizzazione, ma senza certezze che avranno personale adeguato - le carenze gravissime di medici di medicina generale, di medici e personale sanitario dei pronti soccorsi, radiologi e anestesisti, in modo particolare, costituiscono i sintomi più gravi di questa malattia degenerativa del sistema sanitario. Che, nonostante tutto, ancora in questa regione riesce comunque a reinvestire almeno nelle infrastrutture e nelle tecnologie. Come in provincia di Grosseto la Ausl Toscana sudest ha dimostrato di poter fare col rinnovamento consistente di Pet-Tc, Tac, Rsm, ecografi in molti altri macchinari per la diagnostica strumentale. Ma la ridotta è sempre più assediata.

 

In cauda venenum (il veleno è nella coda)

Tutto ciò premesso, alla fine, però, al di là di chiacchiere e geremiadi, a fare la differenza sarà una cosa sola: l’atteggiamento rispetto alle tasse di chi ha, e avrà in futuro, la leva del governo. Perché la polpetta avvelenata che un po’ tutti ci vogliono somministrare – anche se con qualche distinguo non banale tra sinistra e destra – è quella di un’irrealistica e dannosa corsa alla riduzione delle tasse. Con scienziati laureati all'università della strada che fanno a gara a proporre tagli Irpef, decontribuzioni, eliminazione dell’Irap, bonus fiscali e detrazioni per le assicurazioni sanitarie.

Un mix indigeribile di demagogia che costituisce il brodo di cultura per il definitivo affossamento del sistema sanitario pubblico universalista, in favore di un regime misto all’americana, con la netta prevalenza del sistema assicurativo della sanità privata. Salvo il fatto che è notoriamente dimostrato che quel sistema costa tre o quattro volte di più di quello integralmente pubblico, è enormemente più iniquo e produce peggiori risultati in termini di salute. In cauda venenum, appunto. Come ritrovarsi ospiti all'Overlook Hotel in Shining, con Jack Nicholson nelle vesti del paramedico.....

Commenti

  1. Bravo anche più di sempre

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  2. Complimenti !!! Hai fatto un quadro sintetico ma al tempo stesso esaustivo dei percorsi storici ed ideologici che hanno visto nascere e crescere i servizi sanitari , la loro evoluzione e l' attuale involuzione. Io ho vissuto e collaborato con entusiasmo, in qualità di operatore sociale, il periodo del cambiamento del 1978 e non solo per quanto riguarda la nascita del Ssn, ma anche quello di tutte le riforme innovative che ne sono seguite ( consultori, chiusura O.P. ecc. ecc. ) che avevano esteso l' accesso ai servizi a tutti in modo universalistico Oggi vivo la situazione attuale ,al di là dei disagi che tutti stiamo subendo, come la più grande sconfitta dei valori in cui avevo creduto. 😥

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