🎳🎳🎳 #laZetadiZorro - Vaccini: l’imprevista vergogna d’essere toscano
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Illustrazione by Pongo |
Quasi mai, invece, m’era capitato di vergognarmi d’esser toscano. Un po’ per bieco campanilismo (chi non ne è mai stato vittima?). Un po’ per la consapevolezza di vivere in una regione che ancora in buona parte fa tesoro del retaggio positivo di un passato fastoso. Più che per orgoglio: non avendo meriti per esser nato in questa terra.
Ma la vicenda dei vaccini ha dato un bel colpo alla mia autostima regionale. Constatare il dilettantismo della gestione della campagna vaccinale è stato un brutto colpo. Al netto della scarsità dei vaccini che ha penalizzato tutti, con l’inevitabile reiterata apertura e chiusura dei portali di prenotazione, trovarsi all’ultimo posto nel Paese per numero di ultraottantenni vaccinati l’ho vissuto come una mortificazione. Motivo d'ignominia, infamia, scorno. Oltretutto a fronte di una narrazione ufficiale che da anni esalta la sanità toscana.
A dire il vero sul banco degli imputati ci sono in tanti, ma non il Servizio sanitario regionale. Che pur nel marasma, ha tenuto botta.
Alla sbarra, intanto, c’è la politica. Che ha commesso errori madornali, scegliendo priorità sbagliate e sprecando decine di migliaia di dosi di vaccino che avrebbero potuto salvare tante vite. Fra i vecchi, prima di tutti, ma anche fra le persone fragili, quelle con disabilità, quelle anziane e di mezz’età. Fisiologicamente più esposte all’attacco del virus, come i medici hanno sempre sostenuto.
Eugenio Giani porta lo stigma principale di questa débâcle. Perché, molto più dell’assessore alla salute Simone Bezzini, ha la responsabilità politica di aver accondisceso alle pressioni indebite delle lobby professionali. Peraltro, come pure si è provato a fare, è del tutto fuorviante sostenere che se ci fosse stata Stefania Ceccardi, sarebbe andata sicuramente peggio. Ceccardi non c’è proprio perché è stata valutata incompetente e pericolosa. Quindi non può essere utilizzata come alibi a copertura delle inadempienze di chi oggi ha la responsabilità di governo della Regione.
Con Giani sul banco degl’imputati, però, ci sono in tanti. Sullo stesso livello di responsabilità etica. Dal momento che la vaccinazione di giudici, avvocati, personale amministrativo dei tribunali, amministrativi di Asl e di associazioni del trasporto sanitario, odontotecnici (e chi più ne ha più ne metta), non più esposti al contagio di moltissimi altri, sacrificando vecchi, persone fragili, disabili gravi e care givers, non è accaduto perché il destino ha giocato coi dadi delle nostre esistenze.
Ma per il fatto che chi aveva ruoli di rappresentanza di certe categorie ha ragionato nella logica corporativa di portare a casa quanto più possibile per “i suoi”. O quantomeno ha accettato senza sollevare eccezioni. Rinunciando a esercitare la virtù qualificante per chi è un "decision maker": la responsabilità in nome di interessi superiori. Di fronte agli oltre 100.000 morti causati dal Coronavirus nel Paese, questi errori non possono essere perdonati. In Lombardia, dove ne sono stati commessi di più gravi, ma anche in Toscana. Perché non era né difficile né impossibile fare altre scelte. Come, ad esempio, è stato fatto nel Lazio.
Naturalmente qui si parla di scelte d’indirizzo politico, che coinvolgono politici e non politici, non di altro. Perché le truffe che pare siano state perpetrate in alcuni casi, quelle, appartengono alla sfera del diritto penale.
Nel dominio della politica, in definitiva, andranno decise le sanzioni. E al netto di quel che è già successo, ciò che è avvenuto in questo primo scorcio di 2021 dovrà avere conseguenze logiche e ferree nel 2025. È bene dirselo subito. Senza che ci siano margini di ambiguità. L’unico modo di restituire dignità alla rappresentanza.
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