🔄🔄🔄 #tiromancino – Gessi rossi: la bocciatura kafkiana per motivi paesaggistici apre nuove porte. Che naturalmente i soliti noti proveranno a chiudere
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barra di titanio |
Gessi rossi Venator, “ex malo bonum”? La bocciatura dello stoccaggio dei gessi rossi a Pietratonda (Campagnatico) - scarti del ciclo industriale per la produzione di biossido di titanio - potrebbe essere un male necessario per arrivare a una soluzione migliore di questa vicenda kafkiana. Complice la lungimiranza e la tenacia del sindaco di Gavorrano, Andrea Biondi, che a differenza di molti non ha giocato a nascondersi. Ma ha avuto la coerenza di esercitare le sue prerogative di amministratore, assumendosi la responsabilità di proporre una possibile soluzione.
C’è ancora un anno di tempo, prima che si esaurisca l’attuale sito di stoccaggio dei gessi rossi – classificati dalla legge come rifiuto speciale non pericoloso – e che l’impianto industriale di Venator, al Casone di Scarlino, vada in panne per mancanza di un’area di conferimento degli scarti.
Le soluzioni da sottoporre a vaglio tecnico proposte dal sindaco Biondi sono la ex cava della Vallina, dove si estraeva materiale roccioso calcareo, e l’attuale gigantesca cava della Bartolina, dove si continua ad estrarre pietra basaltica destinata alle massicciate ferroviarie (il treno è un mezzo di trasporto ecologico - va ricordato). Che queste due localizzazioni risultino o meno idonee alla fine dell’eventuale valutazione, è in buona misura cosa nemmeno troppo determinante.
Quello che viceversa è significativo, in questa assurda fase di populismo para-scientifico, sta nel fatto che la mossa di Biondi stabilisce che una soluzione può e dev’essere trovata. E non perché pende la spada di Damocle del cosiddetto ricatto occupazionale – i 400 posti di lavoro garantiti da Venator – ma perché è ridicolo assecondare una narrazione farisaica che l’industria sia inutile. E che esistano attività economiche e produttive che non abbiano impatto ambientale (per la scienza l’agricoltura è la principale causa dell’inquinamento atmosferico). Motivo per cui una soluzione va trovata, ovviamente nel rispetto delle leggi e tutelando la salute delle persone. E va trovata una soluzione che sia anche economicamente sostenibile. Come lo è stata il ripristino ambientale nella ex cava di Poggio Speranzona (nella zona di Montioni) utilizzando dal 2004 a oggi oltre 9 milioni di metri cubi di gessi rossi. D’altra parte, è notorio che fare gl’imprenditori e i lavoratori teorici, basandosi sulle enunciazioni di principio, è di gran lunga più agevole che cimentarsi concretamente nell’opera.
A questo proposito, la bocciatura nei giorni scorsi dell’ex cava di Pietratonda (Campgnatico) da parte della Conferenza dei servizi, non è avvenuta per motivi ambientali, ma per motivi paesaggistici. Con la Sovrintendenza che lo scorso febbraio ha annullato «in autotutela» due suoi precedenti pareri favorevoli del giugno e agosto 2020. Un cambio d’opinione che ha innescato un ricorso al Tar per l’annullamento della decisione della Conferenza dei servizi. Per cui, a oggi, la questione è «sub iudice», e in teoria Pietratonda potrebbe tornare in campo. Per quanto non costituirebbe la soluzione definitiva al problema della collocazione dei cosiddetti gessi rossi: sette chilogrammi di scarti per ogni chilo di biossido di titanio (TiO2) prodotto.
Ma la cosa più necessaria da smontare è la credenza magica che questi scarti industriali non pericolosi (i gessi) costituiscano un pericolo per la salute delle persone. E che il biossido di titanio sia a sua volta un composto nocivo alla salute. Quest’ultimo, peraltro, è un versatile pigmento di colore bianco traslucido estratto da minerali ferrosi (Ilmenite, Brokite, Anastasio e Rutilio) che viene utilizzato in tutte le vernici - dai muri alle automobili, fino agli elettrodomestici – ma anche plastiche, cementi, per alimenti (specie dolciumi) e prodotti cosmetici, fra gli altri. Non a caso, per dirne un’altra, nel 2020 l’Unione europea ha inserito i minerali da cui si estrae il biossido di titanio fra le «materie prime critiche», che comprendono metalli e minerali strategici «importanti dal punto di vista economico» perché «presentano un elevato rischio di approvvigionamento».
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biossido fi titanio |
Fra l’altro, guarda un po’ l’ironia, uno dei più grandi giacimenti minerari di biossido di titanio in Europa è localizzato in Liguria nel Massiccio di Voltri, a cavallo tra le province di Savona e di Genova.. Un deposito naturale stimato in circa 9 milioni di tonnellate di biossido di titanio (TiO2) sotto forma di Rutilio. Presente nelle rocce dell’area con una concentrazione, altissima, intorno al 6%. Come metallo, peraltro “dicono” il titanio venga impiegato principalmente sotto forma di leghe nell’industria aerospaziale (resistenza simile all’acciaio ma è oltre il 40% più leggero), o anche negli impianti ossei, perché non viene rigettato. Mentre il 90% del titanio è utilizzato come biossido di titanio.
Detto questo, l’argomento principe dei comitati che ovviamente si oppongono all’utilizzo dei gessi rossi (hanno questo colore per la presenza di ossido ferroso, tra l’altro usato come ammendante agricolo), è che questi conterrebbero metalli pesanti. Chiamando in causa la recente relazione della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti”. Una documentessa omnibus di 400 pagine dove al paragrafo dedicato ai gessi rossi si sostiene che conterrebbero metalli pesanti (peraltro non rilasciati, ndr) secondo un’indagine condotta nel 2017 dal Noe (Nucleo ambientale dei Carabinieri). Nella comunicazione comitatesca, poi, si sostiene che la Commissione parlamentare ha gli stessi poteri d’indagine della Magistratura – ma si omette che le sue conclusioni sono politiche, e non sentenze – e si equivoca sul fatto che il biossido di titanio sarebbe presente nei gessi rossi (gesso chimico, residuo dell’estrazione del biossido – ndr), sostenendo che il biossido sarà inserito tra i composti potenzialmente cancerogeni.
Il classico allarmismo parascientifico da social, insomma. Intanto, il biossido di titanio è potenzialmente cancerogeno come l’Aloe Vera (sono entrambi nella categoria B2), ma il potenziale cancerogeno di una sostanza dipende da quantità (esposizione) e modalità di assunzione. Se uno lecca la vernice fresca, o sniffa benzina (anch’essa in categoria B2) è probabile non stia benissimo. Ma anche se mangia mazzafegato per 60 giorni consecutivi. Qualcuno ha intenzione di bersi una soluzione a base di polvere di titanio in purezza? No? Allora tranquilli: potrete continuare ad appoggiarvi al muro o alla macchina, lavarvi i denti col dentifricio, maneggiare il phon o la lavatrice, ingozzarvi di Smarties. Il biossido di titanio non v’assassinerà.
C’è poi un altro insignificante particolare. I risultati dell’indagine del Noe del 2017 citati dalla relazione della Commissione parlamentare, sono stati trasmessi a suo tempo alla Procura di Grosseto. E da questa alla Dia di Firenze (Direzione investigativa antimafia), per competenza. A quattro anni di distanza – nonostante l’enorme risonanza mediatica dell’epoca – non è venuto fuori niente. Mentre una relazione dell’Arpat del 2017 (sul periodo 2004-2017) relativa ai monitoraggi ambientali sui gessi rossi utilizzati per il ripristino ambientale a Poggio Speranzona, dice che non c’è evidenza di inquinamenti, né di rilascio di metalli pesanti. Un’altra relazione dell’Arpat è in arrivo per il periodo 2017-2020, in risposta alle elucubrazioni della Commissione parlamentare.
Ora, è vero che come dice l’adagio popolare «in natura tutto pol’esse, fuorché l’omo pregno». E pur tuttavia, o in questa storia i Carabinieri del Noe, la Magistratura, l’Arpat e gli Enti locali, in combutta con Venator, il gruppo Bildemberg e le plutocrazie giudaico massoniche che governano il mondo, si sono messi d’accordo per fregarci. E intossicarci con gessi rossi e biossido di titanio. Oppure qualcuno ha deliberatamente preso un abbaglio per dimostrare che non abbiamo bisogno dell’industria. E che tutti noi possiamo campare in un mondo agreste e incontaminato. Dove il biossido di titanio è relegato nel ruolo di “bobo” (l’uomo nero dei bimbi).
La sistematica delegittimazione di agenzie pubbliche come l’Arpat e istituzioni scientifiche, peraltro, è una delle tendenze mainstream di questi anni in cui uno è valso uno, e chi aveva competenze non valeva un cazzo. Come avrebbe chiosato il marchese del Grillo. Mettendo nel concone il fatto che ogni tanto saltino fuori esempi lampanti di corruzione, il che non aiuta ad essere persone fiduciose.
Tuttavia. In attesa che il rovello venga disambiguato (direbbero a wikipedia), lasciate i tapini coltivare il vezzo del dubbio. Naturalmente disposti a ricredersi.
P.S. buon 25 Aprile!
Gentile Frascino
RispondiEliminatre anni fa la invitammo a confrontarsi con noi ad un dibattito a Bagno di Gavorrano, purtroppo non venne, anzi non ci rispose neanche. Non fa niente. Se fosse venuto, le avremmo potuto mostrare tutti i documenti che sostengono le tesi del nostro articolo. In fondo ci fa piacere che lei ci attacchi, perché così facendo ci da il risalto mediatico che noi non abbiamo, al contrario di lei. Siamo volontari, e non possiamo permetterci ragazzi pagati sui social (non ci riferiamo a lei).
Tutto quanto detto nel nostro articolo, come dicevamo, è comprovato da documenti, non abbiamo mai parlato senza avere qualcosa di scritto in mano, idem per il contenuto superiore al 1% di TiO2 in polvere dei fanghi rossi, come la normativa prevede dal 1 ottobre 2021, ed abbiamo solo riportato, parola per parola, i timori dalla stessa Venator sui rifiuti della produzione, legati alla nuova classificazione “Possibile Cancerogeno”, espressi nel rapporto di fine anno alla borsa USA.
E anche gli altri argomenti glieli illustreremo volentieri, troveremo presto l’occasione. Anzi, non volendo, ci ha dato oggi lo spunto: considerando gli attacchi che gli ambientalisti subiscono in Maremma, dove quotidianamente gli insulti coprono i documenti, crediamo sia ora che tutti i comitati mettano nel web i frutti della loro fatica.
Sarà un confronto positivo e costruttivo, finalmente. Sì, perché forse lei non sa che il Comitato Bruna, negli ultimi tre anni, si è adoperato, con due tecnici del territorio ed uno di Sassuolo, ad incoraggiare la ricerca di una vera soluzione circolare ai gessi rossi, ricerca effettuata su di un bilico di gessi rossi preso dalla Venator. Di ciò a Firenze sono edotti. Quella sarebbe una possibile soluzione circolare, ad esempio essiccando i gessi e togliendo loro i contaminanti, quali Cromo e soprattutto Vanadio, ma togliendoli, non derogandoli.
A nostro avviso, lei è un ottimo giornalista, Massimiliano Frascino, ma anche al tempo stesso un appassionato partigiano, Tiromancino, per essere in tema con oggi, che difende passionalmente e legittimamente una sola parte della società, una sola verità. Lei è sicuro che i due ruoli siano compatibili?
Forse prima o poi dovrà scegliere, tra l'onestà intellettuale e la passione politica.
Nel frattempo, continui pure a scrivere male di noi, noi andremo avanti a difendere la Bartolina, la nostra falda e la nostra terra, e non contro l’industria, ma solo per la legalità, e con noi i maremmani dall’Accesa a Castiglione. Per noi parleranno i fatti.
Grazie per l’ospitalità, e cordiali saluti, ad … entrambi!
Il Comitato Bruna
PS
Non abbiamo mai attaccato ARPAT, al contrario, abbiamo difeso l’Agenzia in un’occasione istituzionale importante, la invitiamo a non trascendere i limiti. Oppure...lasci parlare solo Frascino!