🔔🔔🔔 #tiromancino - L’uovo di Colombo è la tassa di soggiorno sulle seconde case. Milioni per il turismo
La soluzione a una bella fetta dei problemi del turismo maremmano sta nella tassa di soggiorno applicata alle seconde case. I sindaci, soprattutto lungo la costa, ma non solo, hanno una gallina dalle uova d’oro che potrebbe risolvergli molte beghe, ma la gran parte ancora nicchia per timore di perdere qualche consenso. Commettendo un errore, come dimostra il caso di successo del Comune di Castiglione della Pescaia, che ha iniziato nel 2019 ad applicare la tassa di soggiorno alle seconde case. E che da quest’estate sarà seguito dal Comune di Follonica, che con intelligenza sta preparando il terreno coinvolgendo agenzie immobiliari e proprietari.
È l’uovo di Colombo, ma dietro ci sono molte considerazioni; di equità, economiche e ambientali.
Secondo analisi fatte da Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) e Cst di Firenze (Centro studi turistici) le presenze turistiche in Toscana si dividono quasi a metà tra quelle ufficiali, nelle strutture ricettive che per legge registrano i turisti, che pagano la tassa di soggiorno, e quelle ufficiose (nelle seconde case), con questa tipologia di turisti che invece finora non ha pagato la tassa di soggiorno. Ma che producono rifiuti e usufruiscono degli stessi servizi dei primi. C’è quindi un problema di equità di trattamento, in questo gli albergatori hanno perfettamente ragione, che va risolto una volta per tutte. Perché entrambi i tipi di ricettività sono attività economiche vere e proprie.
Il paradiso delle seconde case
La provincia di Grosseto è un serbatoio enorme di seconde case. Stando a un accurato studio della Camera di commercio nel 2017 le unità immobiliari erano 331.042. Delle quali 172.623 destinate all’edilizia residenziale; equivalenti al 52,1% dell’intero patrimonio immobiliare provinciale. Immobili ad uso abitativo che rapportati ai 222.175 residenti in provincia alla stessa data, davano lo stupefacente risultato di quasi un’unità immobiliare a residente (0,8 rispetto allo 0,6 di Toscana e Italia).
«Tra gli immobili ad uso abitativo, tuttavia – recita il rapporto – solo una parte è utilizzata come abitazione principale in tutto o parzialmente: il 53,3% a Grosseto, contro il 64% della media regionale ed il 62,6% di quella italiana». Sul territorio provinciale, infatti, le “seconde case” risultano 34,1%, a fronte della media del 18% sia della Toscana che dell’Italia. «Contenute le rimanenti percentuali di destinazione d’uso (locazione, uso gratuito ed altro)».
Sia il Comune di Castiglione della Pescaia che la Guardia di finanza stimano che circa il 50% delle seconde case siano affittate ai turisti, la gran parte al nero. Almeno fino ad oggi. Con l’evasione dell’Irpef e della Tari (tassa sui rifiuti).
Una montagna di soldi
Il 34.1% degli immobili residenziali equivale a 58.864 seconde case (dato 2017). Ipotizziamo per comodità oggi siano diventate 60.000, e che di queste 30.000 siano affittate. Sempre per ipotesi, mettiamo che per quattro mesi (dal 1° giugno al 30 settembre) in ogni casa ci siano quattro persone in affitto. Applicando una tassa di soggiorno giornaliera di 0,50 centesimi a persona (come a Castiglione e Follonica), moltiplicata per 4 persone, poi per 30.000 abitazioni e infine per 120 giorni, il risultato (approssimato) è un tesoretto di 7.2 milioni di euro all’anno. Cui si aggiungerebbero quelli già introitati con la tassa di soggiorno pagata nelle strutture ricettive “ufficiali”, censite dall’Istat.
Ammettiamo che le case affittate siano un po’ meno, ma estendiamo la tassa di soggiorno agli otto mesi in qualche modo turistici, dalla montagna al mare. È evidente che si tratterebbe comunque di una montagna di soldi.
Ad esempio, il Comune di Castiglione della Pescaia stima di avere 9.300 seconde case. Se la metà sono affittate, e tutte fossero censite, al Comune arriverebbero un bel po’ di quattrini. Ad oggi, delle potenziali 4.650 seconde case in affitto, quelle censite e iscritte al portale regionale sono solo 1.300. Ma gli accertamenti sono in corso, e dopo la pausa del 2020 dovuta alla pandemia quest’estate ci sarà un’accelerazione. Nel Comune di Grosseto, per dire, ci sono 16.000 seconde case e nessuno paga la tassa di soggiorno. A Monte Argentario, invece, la tassa di soggiorno non c’è nemmeno per le attività ricettive……chiaro?
Ah, a proposito, le presenze turistiche ufficiali in provincia di Grosseto - tra alberghi, agriturismi, B&B, campeggi.. – sono state nel 2019 quasi sei milioni. Cui ne vanno aggiunte almeno altrettante passate per i cosiddetti «affitti brevi» nelle seconde case, intermediati da agenzie, privati e portali internet come AirBnb. Lo scorso anno, complice il Covid, le seconde case hanno letteralmente fatto il botto. Con numeri a oggi non quantificabili.
Perché ci si svegli solo ora?
Ma come mai il fenomeno degli affitti in nero, che tutti conoscono da decenni, si comincia ad affrontare solo ora? Semplice: perché la Regione Toscana ha inquadrato la questione con la LR 89/2016 “Testo unico del sistema turistico regionale” – che ovviamente suscitò scandalo – e poi nel 2018 è arrivato l’articolo 70 del Regolamento attuativo che mette a regime le cosiddette locazioni turistiche, cioè l'affitto di abitazioni civili a vacanzieri.
Da marzo 2019 chi affitta deve comunicare al Comune che intende utilizzare il bene immobile a fini di locazione turistica. E lo deve fare per via telematica entro 30 giorni dalla stipula del primo contratto di locazione, sul portale regionale dedicato. Chi affitta ha anche l'obbligo di comunicare alla Questura i dati degli ospiti, aggiornando ogni mese il dato delle presenze (arrivi e partenze) - ai fini del rilevamento Istat. Chi non rispetta gli obblighi è sanzionato: da 250 fino a 1.500 euro per omessa o incompleta comunicazione al Comune; la competenza è della polizia municipale del Comune in cui è situato l'alloggio.
Solo che la gran parte dei locatori non si adeguava, puntando sulla scarsità e difficoltà dei controlli. Finché il Comune di Castiglione della Pescaia non ha deciso di acquistare un software che censisce sui portali in rete le offerte di affitto, incrociandole coi dati catastali. E come per magia da quel momento la musica è cambiata.
Tanti soldi per farci cosa?
Se tutti i 28 Comuni della provincia si adeguassero, la tassa di soggiorno sulle seconde case costituirebbe una leva eccezionale per migliorare l’offerta turistica. In tutti i sensi.
Intanto i Comuni avrebbero molte più risorse – liberando quelle sottratte ai bilanci per l’attività ordinaria – da destinare ai servizi turistici per qualificare l’accoglienza con progetti d’area. Bus elettrici, parcheggi scambiatori, arredo urbano, bike sharing, Wi-Fi pubblico, spettacoli e manifestazioni culturali di qualità (molte gratuite), manutenzione delle pinete, degli spazi verdi e delle spiagge………
Poi si potrebbe rimettere online un vero ed efficiente portale turistico provinciale - com’era www.turismoinmaremma.itquando esisteva l’Apt – collegato a www.visituscany.com. Con tanto di back desk di gestione unitaria, e connesso un servizio di accoglienza e informazione territoriale (gia Mitup: Maremma informazioni turismo unico provinciale), che metteva in rete uffici turistici, Pro loco e associazioni, ed era collegato a facebook, instagram e twitter.
Poi potrebbe essere regolarmente finanziata una campagna di comunicazione sulla destinazione turistica Maremma, visto che promuovere singoli pezzi di territorio è miope e poco produttivo. E infine si potrebbe costruire un modello diffuso di accoglienza nelle seconde case basato su standard di qualità. Sulla falsariga di quel che stanno già iniziando a fare a Castiglione e Follonica.
Insomma, volendo, la strada sarebbe già tracciata. Magari bisognerebbe prendere qualche decisione politica, e bisognerebbe pure che gli operatori turistici esprimessero una posizione comune. Bisognerebbe. Perché superata la pandemia i vecchi nodi torneranno al pettine, e i deficit strutturali della nostra offerta turistica si confronteranno con nuovi scenari.
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