🌞🌞🌞 #tiromancino – Fotovoltaico ed eolico non sono più il Grande Satana. Ora lo dice anche Legambiente attaccando le Sovrintendenze
Vip misantropi con ameno casale in Maremma, contagiati dalla sindrome di Nimby e ambientalisti immaginari di varia fattispecie. A tutti quanti sta per mancare la terra sotto i piedi. E per ironia della sorte – Deo gratias – l’evento si verificherà in conseguenza della messianica “transizione ecologica” e del salvifico “Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Per gli aficionados PNRR.
Nei prossimi anni, infatti, finalmente, prolifereranno sia le pale eoliche che gl’impianti fotovoltaici, perché al di là delle chiacchiere da salotto sui modelli di sviluppo costruiti sul pulviscolo atmosferico, se vogliamo salvare il pianeta e sostenere l’economia dovremo produrre energia da fonti rinnovabili. Fra l’altro, ad esempio, ci sarà da alimentare tutta la mobilità individuale e collettiva.
Che il vento sia finalmente cambiato rispetto a una visione animista della tutela ambientale immedesimatasi nella conservazione dello status quo, lo dimostra la recentissima (e scandalosa) presa di posizione di Legambiente, per bocca del suo presidente nazionale Stefano Ciafani. Che al magazine di settore “Green&Blue” allegato al quotidiano La Repubblica ha sentenziato: «Le Sovrintendenze sono e saranno nostre alleate quando si tratta di combattere cementificazione selvaggia e speculazione edilizia. Ma sulla transizione ecologica proprio non ci siamo. Occorre un cambio culturale, non può essere che ogni mutamento del territorio sia bocciato a prescindere dalle soprintendenze». Dichiarazione fondativa dell’evo che verrà, tanto più importante perché l’associazione del cigno verde ha una sua autorevolezza riconosciuta, e perché taglia i ponti con atteggiamenti manichei che pure ha avuto sull’argomento anche nel recente passato. Un primo segnale in attesa del colpo di grazia alle tante ucronìe cui si è dovuto assistere in questi anni, con la sostituzione di avvenimenti immaginari (la salvaguardia dell’ambiente) a quelli reali (la difesa di rendite e privilegi) rispetto a determinati fatti. Come l’installazione di campi eolici e fotovoltaici. Ma mica solo quelli.
Detto ciò, quale sarà l’impatto di questo cambio di marcia (culturale) sulla Maremma andrà verificato, ma speriamo sia deciso.
Una cosa è certa. Se vogliamo energia pulita per alimentare i nostri crescenti consumi energetici per trasporti, reti informatiche, impianti di climatizzazione, siti produttivi (acciaierie…) e quant’altro, rinunciando al contempo agli inquinanti combustibili fossili, bisognerà accettare l’idea di avere più superfici a pannelli fotovoltaici e campi eolici. Magari in attesa che sia disponibile la tecnologia a idrogeno. Con buona pace dei fautori dell’economia dei fiori di Bach.
E qui rileva il destino delle Sovrintendenze, il cui potere di veto, autocratico e insindacabile, va una volta per tutte contingentato e regolamentato. Sottraendolo alla discrezionalità assoluta di cui ha potuto godere finora. Spesso con effetti nefasti e paradossali.
Esempi ce ne sarebbero a iosa, ma il nocciolo duro del problema è che troppo spesso le Sovrintendenze hanno ostacolato legittimi progetti d’impresa tesi a produrre energia elettrica da fonte eolica e fotovoltaica. Non sulla base di oggettivi e sacrosanti vincoli paesaggistici e ambientali, ma ricorrendo frequentemente a fumose valutazioni estetiche per esprimere pareri contrari. Che vincolanti a norma di legge hanno finito per essere recepiti nelle Conferenze dei servizi deputate a rilasciare o meno le autorizzazioni. Un meccanismo infernale che a sua volta ha prodotto e produce ricorsi ai tribunali amministrativi. E che oltretutto conta spesso sulla connivenza della politica e delle istituzioni, che hanno utilizzato l’alibi dei pareri delle Sovrintendenze per non affrontare, con gli argomenti, i combattivi comitati Nimby che proliferano ad ogni piè sospinto. Peraltro, promossi quasi sempre da una cerchia ristretta di Ag-Prop.
L’esempio più surreale di questa lunga teoria di pareri fuorimisura, si è verificato qualche anno fa. Quando la Sovrintendenza, prima d’essere ricondotta a ragione in malo modo, negò in prima battuta l’installazione temporanea di un parco giochi marino gonfiabile, con la motivazione che avrebbe disturbato la percezione della linea di costa dalla visuale delle barche al largo.
Guardando al fotovoltaico, basterebbe richiamare la vicenda dell’impianto da 97 ettari (45 MWp) che la società Ns, in partnership con la multinazionale cinese Gigasolar, ha dovuto rinunciare a realizzare tra Roccastrada e Civitella Marittima. Perché dieci anni di tiramolla burocratico e il parere della Sovrintendenza che imponeva l’assoggettabilità a Via, hanno finito per far perdere il contributo del Conto energia a terra. Oppure quella più recente del campo fotovoltaico da 110 ettari (62,3 MWp) e 32 milioni d’investimento, che la spagnola Iberdrola Renovables ha chiesto di realizzare in un’area isolata ed incolta nel comune di Manciano. Suscitando lo sdegno di un gruppo di facoltosi Vip, animatori del locale comitato sorto contro la realizzazione dell’opera. Mentre per l’eolico, come non ricordare l’epica campagna, finita per fortuna male, contro il campo eolico di Murci. O quella più recente contro un’unica pala eolica in predicato di realizzazione tra Cana e Vallerona.
Il problema reale alla base di questo ostruzionismo a prescindere consiste nella convinzione che il paesaggio sia un elemento intoccabile e immodificabile nel tempo. E che sull’altare di questa certezza assoluta si possa sacrificare tutto, compresa la necessità impellente di ridurre la produzione di CO2 a seguito dell’utilizzo di combustibili fossili. In nome di un ambientalismo ‘sbagliato’ – come l’ha definito il presidente di Legambiente – che mette tutto sullo stesso piano: la pala eolica e l’obbrobrio edilizio, il campo fotovoltaico e l’Ilva di Taranto (sempre parole di Ciafani).
Nel frattempo, il mondo avanzato corre e si realizzano campi eolici marini giganteschi come quello nello stretto dell’Oresund (al largo di Copenaghen), o parchi fotovoltaici come quello di Iberdrola a Núñez de Balboa, con una potenza di 500 MWp, nella comunità autonoma dell’Estremadura, in Spagna. Il più grande d’Europa.
Ora ci sono il vincolo della transizione ecologica con le decine di miliardi del PNRR. E sono attese semplificazioni amministrative per contingentare patetiche procedure di autorizzazione che durano anni, congiuntamente a linee guida chiare che riducano i sin troppo laschi margini di discrezionalità delle Sovrintendenze.
Se anche questo treno passerà inutilmente senza fare la fermata nel nostro territorio, rassegnamoci serenamente alle pale a elastico e alle macchine alla Flinstones. Così camperemo tutti come giardinieri nelle magioni di campagna dei tanti facoltosi Vip che colonizzano la Maremma.
Sono assolutamente d'accordo con te, analisi acuta e veritiera come sempre 👏👏👏👏👏👏👏
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