⚓🏄⛱ #tiromancino – Turismo (primi dati): nel 2020 -32.7% gli arrivi e -26,3% le presenze. È andata "benino", ma ultimi in Toscana per reddito pro-capite.
Lo scorso anno in provincia di Grosseto i turisti arrivati sono diminuiti di un terzo (-32.75%) rispetto al 2019. Mentre le giornate di permanenza (le presenze) sono diminuite sull’anno precedente di un quarto (-26.35%). Il Covid ha picchiato duro, quindi.
Le buone notizie, invece, stanno nel fatto che in Maremma è andata meglio di quasi ogni altra zona della regione – nelle città d’arte le perdite hanno raggiunto l’80-90% - e che praticamente la totalità di arrivi e presenze sono state fatte in tre mesi. Più o meno dal quindici giugno al quindici settembre. Il che, almeno lungo la costa, ha permesso a molti, anche se non a tutti, di recuperare il reddito perso negli altri mesi dell’anno. Spesso ricorrendo all’aumento dei prezzi.
È un primo dato grezzo sulla stagione turistica dello scorso anno, in attesa che i numeri siano certificati dall’Istat. Anche se quando questo avverrà, l’eventuale correzione non dovrebbe cambiare il senso delle cose. Si tratta comunque di un dato di massima molto interessante, perché l’estate che si avvicina sarà quasi una fotocopia di quella passata. Anche se, rispetto allo scorso anno, la stagione 2021 dovrebbe essere caratterizzata da una mobilità turistica più fluida, complice l’avanzamento della campagna di vaccinazione. Che potrebbe portare più turisti stranieri rispetto allo scorso anno.
Guardando i numeri assoluti, lo scorso anno nei tre Ambiti turistici della provincia – Amiata, Maremma e Maremma area nord – gli arrivi sono stati in totale 819mila (un milione 218mila nel 2019), mentre le presenze sono state quattro milioni 375mila (cinque milioni 900mila). Gli stranieri, inoltre, hanno contribuito al totale degli arrivi per 13.8 per cento, e per il 14.9 per cento dei pernottamenti.
Non tutti gli Ambiti, però, hanno avuto le stesse performance: peggio in assoluto è andato l’Ambito Amiata, con -45.2 per cento di arrivi e -45.3 di presenze. A seguire l’Ambito Maremma (da Grosseto all’Argentario): -32.2 per cento di arrivi ma “solo” -23.6 per cento di presenze. Infine, l’Ambito Maremma area nord: -25.8 per cento di arrivi, con presenze che diminuiscono in modo più forte con -29.3 per cento.
Da tenere presente che questi numeri sono quelli riferiti alle cosiddette strutture ricettive ufficiali, alberghiere ed extra alberghiere. Ai quali vanno sommati i turisti ospiti nelle circa 30.000 seconde case che si stima vengano affittate in provincia. Cioè a dire una quantità di turisti che va all’incirca raddoppiata, dal momento che l’Irpet ha stimato che l’accoglienza con le locazioni brevi accolga dal 48 al 50 per cento del totale. Motivo per cui non è azzardato dire che lo scorso anno in provincia di Grosseto si sono registrati un milione 650mila arrivi, per circa 8 milioni 700mila pernottamenti.
Insomma, tenendo conto del quadro generale dello scorso anno, possiamo dire che l’anno passato in provincia il turismo ha sostanzialmente tenuto. Concentrando completamente arrivi e presenze in tre mesi.
Un po’ più complicato capire esattamente chi abbia più beneficiato economicamente delle presenze massicce registrate tra metà giugno e metà settembre. La recentissima analisi dell’Irpet (istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) relativa all’impatto del Covid sull’economia regionale, tra le altre cose, valuta che sul piano economico l’andamento dei sistemi produttivi ad alta specializzazione turistica «abbiano perso mediamente il 9.5 per cento del prodotto interno lordo – meglio del -11.3 per cento aggregato dei servizi - ma che la Maremma abbia ridotto le perdite in misura ancora maggiore. Grosseto, Follonica e l’Argentario si stima tra -4 e -7 per cento».
Non solo. Analizzando le cose dal punto di vista dell’occupazione, viene chiaramente fuori che «i sistemi della Toscana centrale, i più manifatturieri, scontano soprattutto il congelamento del lavoro (cassa integrazione), mentre i sistemi locali della costa, a maggiore vocazione turistica, soprattutto il lavoro perso (mancate assunzioni e licenziamenti).
Infine, va considerato che nel 2020 il reddito medio pro-capite della provincia di Grosseto è stato il più basso della Toscana con soli 17.859 euro, e una perdita del 2.1 per cento sul 2019 (-375 €). 900 euro in meno di quello di Prato, la seconda peggiore provincia della regione.
Da tutto questo, evidentemente, si tira fuori che delle perdite tutto sommato ridotte del fatturato turistico dello scorso anno, non hanno beneficiato tutti allo stesso modo. Molto bene, ad esempio, è andata a chi ha affittato seconde case (con pezzi in crescita), agli agriturismi, a ristoratori e affini, gestori di stabilimenti balneari, alla ricettività extra alberghiera, e in generale a chi ha fornito alcune tipologie di servizi turistici come diving, affitto barche e gommoni. Meno bene agli alberghi, che hanno dovuto ridurre il numero di camere per evitare occasioni di contagio, e alle attività insediate nelle aree interne, agli alberghi di Grosseto città (alcuni rimasti chiusi). Malissimo ad agenzie di viaggio, spettacoli e organizzazione dei matrimoni. E alla gran parte dei lavoratori dipendenti, stagionali e non, impiegati nei servizi turistici. Che, quando non sono stati licenziati o non hanno trovato lavoro, nella gran parte hanno visto decurtato il periodo di assunzione o le ore d’impiego.
Detto in altre parole, il Covid ha sicuramento allargato la forbice dei redditi fra chi ha tratto vantaggi pur in una situazione di crisi, e chi ne ha patito di più le conseguenze. In un comparto produttivo, peraltro, nel quale il valore aggiunto pro-capite e le retribuzioni sono più bassi che nella gran parte dei comparti degli altri settori.
L’estate in dirittura d’arrivo avrà più o meno le stesse caratteristiche dello scorso anno, con il fenomeno della concentrazione di arrivi e presenze tra metà giugno e metà settembre. E un probabile incremento della quota dei turisti stranieri, pur senza tornare all’incidenza degli anni passati. Che peraltro era sensibilmente più bassa rispetto alla media regionale.
Sarà insomma un’altra estate di transizione. Che sarebbe importante utilizzare per comprendere e anticipare gli scenari futuri. Perché la situazione di stallo che in qualche modo ci ha “tutelato” come territorio, non durerà in eterno.
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