📣📣📣 #LaZetadiZorro – Ddl Zan: liberali uscite dal bosco e battete un colpo. Qualunque appartenenza abbiate
Se non altro l’inversione a U compiuta da quel monumento vivente alla cattiva politica che è Matteo Renzi, un risultato positivo potrebbe produrlo. La discussione alla luce del sole in aula al Senato del disegno di legge “Zan”, infatti, offre l’opportunità ai liberali di battere un colpo. Sostenendo il ddl Zan e contribuendo ad allargare la maggioranza per farlo passare.
Oddio, bisogna ammetterlo. I liberali sono in Italia una categoria della politica decisamente sopravvalutata, sia rispetto al loro peso elettorale, sia quanto a coerenza tra ….. ciò che enunciano e quel che fanno.
Di solito si esercitano pubblicamente in citazioni di Einaudi e Gobetti, i più studiati di Smith e Ricardo, per poi al momento opportuno virare sul clericalismo più ossequioso, antimoderno e familista, oppure su visioni monopoliste in economia. L’antitesi perfetta di tutto ciò che dovrebbe essere un liberale. D’altra parte, per un paio di decenni, il campione ufficiale del liberalismo nazionale è stato Silvio Berlusconi. Icona di equilibrio e morigeratezza nei costumi. Nonché cantore sfacciato della famiglia tradizionale e travisatore seriale del libero mercato.
Tuttavia, qua e là, un po’ di liberali veri ce n’è. E molti di più potrebbero essercene. Il che non guasterebbe in un Paese colonizzato dai populismi più beceri d’Europa.
Il ddl Zan – che, bisognerebbe ricordarlo sempre, è una legge «contro i crimini d’odio» nei confronti delle persone omo, bi e transessuali, e contro quelle con disabilità – sarebbe l’occasione perfetta per un liberale. Una legge che aggiunge diritti per tutelare le persone più fragili ed esposte alle angherie - testimoniate da migliaia di casi di offese, aggressioni, pestaggi e talvolta omicidi - non dovrebbe infatti costituire alcun imbarazzo per chi si consideri in quell’area culturale. Anzi.
E questo a prescindere dall’avere un orientamento sessuale diverso da quello delle persone tutelate dalla legge. Oppure dall’essere cattolico, conservatore e convinto sostenitore della famiglia tradizionale. Perché sono scelte di vita che non sono in contrasto col sostenere una norma che protegga dalla violenza categorie di persone alle quali non si appartiene. Basterebbe essere laici, insomma, ed avere rispetto per le scelte degli altri.
Che sul ddl Zan si eserciti ogni malafede, fra le tante, lo dimostra l’assurdità del dibattito sul cosiddetto «orientamento di genere». Cioè la possibilità che una persona di sesso maschile o femminile, non riconosca come parte della propria identità gli stereotipi associati comunemente al sesso biologico e quindi faccia scelte alternative, compresa la transizione a un altro sesso.
Peraltro, la Corte costituzionale, nella sentenza 221 del 2015, ha sancito che l'identità di genere è un «elemento costitutivo del diritto all'identità personale, rientrante a pieno titolo nell'ambito dei diritti fondamentali della persona». Pronuncia coerente con la Raccomandazione 15/2015 della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza e con la Raccomandazione sulle misure per combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o l'identità di genere del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa (entrambe adottate dall'Italia) oltre che con alcune leggi regionali.
Non accettare questa definizione – chiedendo di eliminarla dalla legge - perché comporterebbe riconoscere legittimità a determinazioni contrastanti col presunto ordine naturale basato sull’esistenza di due sessi biologicamente determinati, e quindi immutabili e incontestabili, è un atteggiamento manicheo e impositivo. Che parte dal presupposto esista un’autorità dogmatica cui è demandata la decisione per gli altri di quale sia o meno la legittima identità di una persona. Violandone la libertà di autodeterminazione.
D’altra parte, il cosiddetto “ordine naturale” delle cose troverebbe fondamento in testi religiosi scritti da uomini di un bel po’ di secoli fa. Che ignoravano le acquisizioni scientifiche. Non a caso in natura le eccezioni sono la regola, come dimostrano, per dirne un paio, gli esseri viventi (umani e non) ermafroditi o la riproduzione asessuata per «partenogenesi» (riproduzione virginale, ndr). Certo, poi nel mondo ci sono anche il “pensiero” magico, quello mistico e molto altro ancora.
Il discrimine, in fondo, è tra imporre il proprio punto di vista, e tutelare dalla violenza persone che fanno scelte diverse dalla maggioranza o vivono la propria inclinazione con libertà. Cosa che presuppone il riconoscere l’autonomia delle persone nel condurre la propria vita. Oramai lo hanno capito anche i sassi. Molto meno la Chiesa, che nel 2021 continua a utilizzare argomenti inverosimili e oscurantisti per promuovere la modifica di una legge dello Stato. Invece di concentrarsi sui propri insegnamenti morali senza provare a imporli. Renzi e affini, sono solo incidenti della storia, che utilizzano questi pretesti per dimostrare di esistere e perseguire altri fini.
C’è poi la barzelletta che raffigura il ddl Zan come una minaccia alla libertà di opinione perché l’art.2 modificherebbe l’art. 604-bis del Codice penale aggiungendo: «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità».
Ora, anche il più nottolo dei giuristi da bar(re) è in grado di capire che incitare alla discriminazione o alla violenza con certe argomentazioni, non ha nulla a che vedere con la libertà d’opinione. Ma, ad esempio, con l’impedire a una persona transessuale di lavorare o svolgere un ruolo in conseguenza della sua transessualità. Oppure con l’incitare a menare i “froci” perché non se ne condividono gli orientamenti sessuali.
Solo di questo si tratta. E le argomentazioni da azzeccagarbugli per giustificare la rimozione di parti della legge sono solo il sintomo di un’allergia al rispetto delle scelte degli altri. Del terrore che le persone si autodeterminino senza imporre niente a nessuno.
Insomma, siamo alla versione edulcorata del conflitto fra civiltà, messo in scena da gente che ha una cultura giuridica e dei diritti paragonabile a quella del frate dominicano spagnolo Tomás de Torquemada; il grade inquisitore nominato da Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona per perseguire i “Marranos” (gli Ebrei sospettati di false conversioni al Cattolicesimo). Non è un caso che a dileggiare con argomenti medioevali il ddl Zan siano Salvini e Meloni, i cui punti di riferimento quanto a diritti e civiltà giuridica sono Putin e Orbàn e l’allegra compagnia del sovranismo misogino e omofobo europeo.
Per questo cari amici liberali, se avete capito, battete finalmente un colpo. In qualunque schieramento politico o culturale vi riconosciate. Perché se il ddl Zan non passerà, com’è possibile che sia, il mondo non crollerà il giorno dopo. Questo è sicuro. Ma lo è altrettanto che questo Paese si ritroverà collocato, ancora una volta, in un poco invidiabile rango subordinato fra le Democrazie liberali che nel mondo fanno riferimento per gli altri.
te non analizzi, attribuisci patenti. che è una cosa un tantino diversa. si può sostenere un punto di vista, considerato pure il migliore del mondo, senza per questo usare l'arma vecchissima della totale delegittimazione dell'avversario.
RispondiEliminae aggiungo che ti invidio: hai solo certezze nella vita. beato te
RispondiEliminaLe mie certezze sono le mie opinioni. Uguali e contrarie a quelle di chi pensa che questa legge minacci l'ordine naturale delle cose. Tutto qui
Elimina