🥊🥊🥊 #tiromancino - La boxe sugli scalini del Duomo di Grosseto metafora della mancanza di visione del capoluogo

 








 

Mai sottovalutare la sottile raffinatezza delle prese di posizione della Chiesa. Duemila anni di storia hanno sedimentato una capacità di lettura delle cose del mondo terreno, che è evidentemente uno dei motivi della sua longevità e capacità di adattamento ai tempi. A prescindere dal condividerne il punto di vista.

Considerazione non originale, ma utile a interpretare anche fatti apparentemente secondari. Come la discussione suscitata dall’incontro di boxe organizzato da Rosanna Conti Cavini in piazza Duomo a Grosseto. A proposito della quale la domanda che la Curia grossetana si è fatta in modo retorico ha un senso profondo: «in quante altre città sarebbe stata accettato l’utilizzo della scalinata del Duomo come tribuna di un combattimento di boxe?».


Immaginate la stessa cosa sulle scalinate del Duomo di Siena, di quello di Massa Marittima, di San Gimignano, Firenze o Prato. Quello che da mesi sta succedendo a Firenze rispetto alla polemica sulla movida che ha occupato il sagrato di piazza Santo Spirito, in fin dei conti, parla dello stesso identico problema.

Non è solo una questione di rispetto per la funzione religiosa del monumento in sé stesso, ma proprio di decoro e adeguatezza nell’utilizzo del nostro centro storico cittadino. Sulle gradinate del Duomo non si fanno né sfilate di moda né incontri di boxe. Sotto i portici del Comune non si fa una discoteca. Di fronte a un cimitero non si organizza una mostra canina. Non ci dovrebbe esser bisogno di dirlo.


Troppe volte, invece, in questi anni il centro storico di Grosseto è stato utilizzato come quinta per manifestazioni poco curate, che hanno strizzato l’occhio più al modello della sagra che all’evento di qualità. In termini estetici e di contenuti. Il ring per l’incontro di boxe è solo l’ultimo esempio di un approccio al ribasso, che in quanto tale non ha riguardi per la simbologia civica dei luoghi pubblici.


Ecco perché la domanda retorica della Curia va presa sul serio. Al di là dell’essere credenti o meno. Al di là di ogni appartenenza politica o culturale.


La scelta fatta dall’Amministrazione comunale Vivarelli Colonna è stata sbagliata, e motivata probabilmente dalla necessità di risparmiare soldi per l’allestimento di una tribuna in un luogo più consono. Come sarebbero stati, ad esempio, il parco di via Giotto, piazza Caduti di Nassirya o un palazzetto dello sport. Tutto questo è la conseguenza di una “visione” esclusivamente mercantile, commerciale, dell’utilizzo del centro storico. Ed è il motivo principale dello svilimento e del degrado che lo ha caratterizzato in questi anni. La causa della sua progressiva e inesorabile marginalizzazione, che ha finito per danneggiare le stesse attività insediate dentro l’esagono delle mura.


Tornare a ragionare di come valorizzare l’ex salotto buono della città, portando benefici a tutti coloro che a vario titolo vi operano, e tenendo presente, con un minimo d’amor proprio, che siamo uno dei dieci capoluoghi della Toscana e non un paesone di sempliciotti ai quali ammannire “panem et circensem”. È questa una delle priorità che ci dovremmo dare come comunità. Nel rispetto dei luoghi e della simbologia ad essi associati. Perché – omettendo per carità di patria ogni considerazione sugli assembramenti ai tempi del Covid - se di sicuro il mondo non crolla per gli scalini del duomo assiepati di tifosi che sbraitano per due che si cazzottano sul ring, è altrettanto sicuro che quello stesso spettacolo è estraneo e incongruo rispetto al contesto in cui si è svolto. Per arrivarci, non bisogna avere né una laurea in estetica né in filosofia morale. E per questo la Curia grossetana è legittimata ad aver vissuto come uno sgarbo l’esproprio proletario della gradinata della chiesa madre, peraltro senza nemmeno che il Comune si peritasse di coinvolgerla. Con gesto di rara maleducazione istituzionale. Perché, come sottolineava Orazio: «est modus in rebus»……  (v’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto - ndr)


Piuttosto, questa piccola vicenda da provincia profonda – nel contesto della quale è stato anche definito «storico» (sic!) l’evento di boxe in questione – può innescare anche considerazioni «a latere». Come quella che oggi a Grosseto le uniche due piazze vere e proprie della città, considerate come agorà, punto di riferimento dai suoi abitanti, sono solo piazza Duomo e piazza Dante.

Esclusi questi due spazi pubblici, peraltro adiacenti, infatti, fuori dal centro storico oggi nel comune capoluogo non esiste altro slargo che assurga al ruolo di spazio identitario per la città. Nel quale si svolga la vita della comunità. Non lo è piazza Esperanto, coi suoi dintorni, perché degradata a semplice parcheggio. Non lo è piazza Fratelli Rosselli, caotico crocevia viario. Non lo è piazza Marconi, perché vissuta solo come zona di sosta per quelli che aspettano di prender su chi scende dal treno. E così via. Tanto che sono molto più piazze cittadine alcuni grandi parcheggi dei centri commerciali, di quanto non lo siano alcune piazze vere e proprie. Nate per esser tali.


Forse anche per questo piazza Duomo e piazza Dante sono diventate le uniche enclave per ospitare iniziative pubbliche. Ma che, continuando di questo passo, finiranno per ospitare l’equivalente contemporaneo della fiera del bestiame. Ahinoi!




Commenti

  1. Concordo, mai come ora, da maremmano che vive a Firenze da 50 anni, ma sempre fiero di essere maremmano, non mi sento più di magnificare la qualità della vita grossetana, dalle prime posizioni degli anni '60-70, alle ultime di questo periodo!

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  2. Amara constatazione per l'ennesima occasione perduta dalla città e dalla sua gente. Ancora una volta torna attuale l'antico detto ..." Maremma amara"...

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  3. Sinceramente sono un po' frastornato dalle continue polemiche sui centri storici ed in particolare sulle iniziative da assumere nel cuore di Grosseto. I centri storici stanno morendo e non è uno spettacolo di boxe a risollevare le sorti almeno per Grosseto. A ciò si aggiunga che condivido pienamente le perplessitá su una manifestazione che di nobile aveva forse poco. Non mi riferisco allo sport o agli atleti ma al contesto complessivo ... Eppure a Firenze si gioca il calcio fiorentino in Santa Croce. Anche lì sport nobile? Forse. Quello che però mi ferisce è il fatto di non rendersi conto ad esempio che la piazza è sistematicamente transitata da residenti, da auto di servizio di Comune, Provincia, asl ecc. Il silenzio su questo è colpevolezza. È arrendersi ad in fatto ormai ritenuta normale, ordinario. Farsi da parte in una zona pedonale per far transitare decine di autovetture. Pensate che chi attraversa le nostre pizze sia pure per le sue diverse ragioni, tutte nobili, non abbia consapevolezza che sta sbagliando?E c'è anche chi addirittura parcheggia l'auto magari davanti ai palazzi pubblici. Eppure le auto epotrebbero (anzi dovrebbero) transitare o parcheggiare nelle vie limitrofe. Tutti sanno e tutti fanno quello che ogni giorno viene tollerato. A volte l'amministratore è di destra a volte di sinistra. Provate a contare in un giorno qualsiasi quante auto sono parcheggiate a vario titolo nelle piazze Dante Alighieri o Duomo. Per me saranno sempre troppe. E poco c'entra il punto di vista progressista e di sinistra. Conta molto di più essere cittadini.il centro storico si recupera anche e soprattutto con il rispetto di esso.

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