🧬🧬🧬 #tiromancino – La lotta impari del presidente Mattarella all’eterna ignavia della politica (e di troppi Italiani)
Nella “repubblica delle banane” che è l’Italia sul piano politico istituzionale, Sergio Mattarella (con pochi altri) è la luminosa eccezione che conferma la regola aurea di un Paese grottesco, eterno e vanaglorioso Pulcinella.
«La responsabilità comincia da noi. Vaccinarsi - tra i tanti esempi - è un dovere non in obbedienza a un principio astratto, ma perché nasce dalla realtà concreta che dimostra che il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci e per tutelare i più deboli e i più esposti a gravi pericoli. Un atto di amore nei loro confronti, come ha detto pochi giorni fa Papa Francesco». Ha sentenziato con chiarezza cristallina nel suo intervento al Meeting di Rimini.
Purtroppo, ancora una volta, il presidente eccezione vivente al genius loci nazionale non ha potuto far altro che appellarsi al senso morale e ai comportamenti etici, sperando si riduca ulteriormente la platea degli scettici che diffidano del vaccino. Perché a dire la verità i no-vax sono una minoranza così residuale e pittoresca, che alla fine con le loro paradossali e platealmente ridicole argomentazioni ogni volta che aprono bocca sono funzionali a spostare fette di opinione pubblica sul fronte dei pro-vax. Oramai sono un fattore K indispensabile al buon esito della campagna vaccinale. E infatti sono le guest star dei programmi d’informazione, che li vanno a cercare col lanternino.
Il pericolo vero, in termini di rischi potenziali che seguirebbero al ritardo nel raggiungere l’agognata immunità di gregge, viene piuttosto dai tanti, ancora troppi, che non si vaccinano per banale superficialità, per menefreghismo, perché prima vengono le vacanze, per darsi una postura e millantare un’identità, per calcolo di schieramento politico…… Perché non conoscono nessuno morto di Covid, finché non gli tocca. Perché qualche morto o sofferenza – sempre che tocchi ad altri – si possono pur rischiare, che ora è il momento clou della stagione turistica e bisogna fare cassa.
Ad ogni modo. Stando alle ultime proiezioni, entro fine settembre dovrebbe aver concluso il ciclo vaccinale il 70 per cento della popolazione con più di 12 anni (oggi siamo al 61 per cento). Ed entro la fine del mese successivo si dovrebbe raggiungere quota 80 per cento; la vera soglia a partire dalla quale si può iniziare a parlare di immunità di gregge.
Nel frattempo, per l’ignavia e la malafede di una minoranza, ancora troppo estesa, continueranno a morire diverse centinaia di persone, bene che vada.
Per quanto incredibile possa sembrare alle persone normali che in una società permeata dall’informazione scientifica, ci sia ancora chi, nonostante i titoli di studio, si dichiara non contrario ai vaccini, ma rispettoso della libertà degli altri. Oppure chi confonde il siero col vaccino. Gli esperimenti coi test clinici, e quant’altro. Il problema vero non sono nemmeno questi scienziati (del senso comune) in libera uscita, ma l’incapacità della politica di esercitare il proprio ruolo nelle sedi istituzionali.
Perché - è del tutto evidente - ancora oggi si discute del sesso degli angeli (come i teologi bizantini) solo in conseguenza del fatto che non è stato introdotto il sacrosanto obbligo vaccinale erga omnes. Senza troppi fronzoli. Come succedeva cinquant’anni fa, quando alle scuole elementari ti facevano l’anti-polio o il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia.
Com’è del tutto evidente che questa non scelta, non è figlia di una meditata decisione democratica di rispettare la libertà delle persone, ma la conseguenza del timore d’innescare una crisi politica che manderebbe in tilt il governo nel peggiore dei momenti possibili. Il precipitato della follia delle posizioni politiche della Lega e di settori del Movimento cinque stelle, cui fanno da sponda i Fratelli d’Italia.
Quel che sta succedendo nel sud degli Stati uniti – negli Stati governati dai Repubblicani più estremisti – dove il basso livello di vaccinazione e l’ideologica e ascientifica contrarietà alle più elementari norme di prevenzione del Covid stanno provocando decine di migliaia di contagi e centinaia di morti al giorno, è la cartina tornasole dei rischi conseguenti al prevalere dell’imbecillità criminale che ha favorito l’esplosione della variante Delta. In attesa della mutazione di quella Gama, e poi di tutte le altre.
In Kansas, per dire, con gli ospedali intasati e tutti i posti letto in terapia intensiva occupati, da qualche giorno hanno iniziato a trasferire i pazienti col Covid in aereo, elicottero e ambulanza in ospedali a centinaia o migliaia di chilometri di distanza.
Qui in Italia, in compenso, ci sono ancora troppi (evitiamo aggettivi per carità di patria) che continuano a blaterale di libera scelta. Seguendo uno schema di analfabetismo funzionale per cui non decidere l’obbligo vaccinale sarebbe una forma di libertà. È così che si arriva all’assurdo compromesso all’italiana di sospendere dal lavoro e dallo stipendio medici, infermieri, insegnanti, personale tecnico e altri gruppi di persone che rifiutano di vaccinarsi infischiandosene dei rischi mortali cui sottopongono gli altri; in generale le persone fragili, ma non solo. Tutto per non avere il coraggio e la forza di decidere il licenziamento, a seguito della violazione di un obbligo di legge (legittimo costituzionalmente) che non si ha l’intelligenza, e la forza, d’introdurre. Un paradosso talmente ridicolo nella sostanza che ne genera altri a catena: come l’impossibilità di ottenere giustizia nei tribunali nelle cause intentate per danni da Covid.
Pensare che non decidere costituisca l’essenza della libertà, è uno dei travisamenti più marchiani del concetto di Democrazia. Come dice il presidente Mattarella, vaccinarsi è un dovere non in obbedienza a un principio astratto, ma che nasce dall’evidenza che il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci. Peccato che il suo monito non possa fare affidamento sull’imperio della legge, ma sull’adesione a valori etici cui notoriamente una discreta fetta d’Italiani sono refrattari. Che poi è uno dei motivi della decadenza di questo Paese, che vince la finale degli Europei a Wembley e le medaglie olimpiche a Tokio, ma che in troppi ambiti rimane una realtà del terzo mondo.
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