⛱⛱⛱ #tiromancino – Nel 2022 i turisti torneranno a viaggiare. E il turismo di Maremma e Amiata dovrà fare i conti coi propri gap
Questo caldo boia indurrebbe all’ozio, ma come noto l’ozio è il padre dei vizi. Quindi meglio tenere un approccio low profile, ma stare su un terreno speculativo avanzato.
E la speculazione di questo ferragosto umidiccio e stralunato, col desiderio di baldoria ostaggio della variante Delta, riguarda i destini turistici di Maremma e Amiata. Due territori nei quali l’economia riconducibile al turismo pesa quasi certamente più della media regionale e nazionale (e non è un bene), complici le debolezze strutturali di altri settori e comparti economici.
Gli ultimi dati aggiornati dell’Istat provengono dal rapporto 2018, e fanno riferimento alla spesa calcolata sulla base del “conto satellite del turismo” (Cst), «lo strumento – spiega l’istituto – internazionalmente riconosciuto e raccomandato per valutare la dimensione economica dell’industria turistica, in quanto offre una rappresentazione congiunta del settore sia dal lato della domanda che dell’offerta».
Valutato con questi parametri il turismo pesa circa il 7,0% del Pil nazionale e il 7,1% degli occupati (quasi 1,7 milioni di addetti). Includendo effetti diretti e indiretti – la cui quantificazione è molto difficile, come ad esempio la spesa per trasporti e ristorazione che include i non turisti - genera quasi il 14% del valore aggiunto totale e dell’occupazione.
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Grafico 1. Valore aggiunto turistico per industria turistica – Fonte: Istat |
Secondo le elaborazioni del centro studi Prometeia nel 2019 – ultimo anno prima del Covid - il valore aggiunto complessivo prodotto in provincia di Grosseto è stato di 4 miliardi e 805 milioni di euro. Applicando le percentuali Istat nude e crude, con un approccio semplificato (ché Pil e Valore aggiunto sono grandezze economiche diverse), si vede che tra Maremma e Amiata il turismo in senso stretto ha generato 336,3 milioni di valore aggiunto, che calcolando gli effetti diretti e indiretti dell’indotto diventano 672,7. Un’incidenza che anche nella migliore delle ipotesi è molto più bassa di quella che il turismo ha nell’immaginario collettivo. Ad esempio, nello stesso anno, l’export della nostra provincia – notoriamente il più basso della Toscana – ha generato un volume economico di 373 milioni di euro, con molti meno addetti del turismo.
Questo è il quadro di riferimento del comparto turistico in provincia di Grosseto nell’ultimo anno “normale”, prima della botta del Covid.
Quest’anno, se i danni indotti dall’irresponsabilità di chi non si vuole vaccinare saranno contenuti, dovrebbe essere l’ultimo in cui pagheremo lo scotto della ridotta mobilità delle persone che ha caratterizzato le stagioni del 2020 e 2021. Anni in cui sia la Maremma (meglio) che l’Amiata (un po’ peggio) grazie al turismo di prossimità degli italiani sono riuscite a contenere i danni rispetto alle drammatiche performance turistiche di tutto il resto della Toscana, in particolare delle città d’arte.
Paradossalmente l’anno prossimo finirà il “bengodi” (relativo), perché col ritorno o il riavvicinarsi alla normalità le persone riprenderanno a viaggiare, e torneranno a fare confronti tra servizi e prezzi di aree in competizione per attrarre flussi turistici.
Nelle nostre zone, così, verranno al pettine i nodi che già negli anni scorsi non era difficile preconizzare. Cioè a dire un’attrattività turistica in progressivo declino, testimoniata da un trend di crescita di arrivi e presenze turistiche ultradecennale molto fiacco (praticamente stagnante) rispetto alle zone turistiche più dinamiche della regione.
Un’offerta di servizi turistici poco competitiva, con prezzi al limite della rapina. Un mercato immobiliare pretenzioso che soprattutto in alcune località turistiche – tipo Marina di Grosseto – squaderna costi al metro quadro esorbitanti. Una frammentazione imprenditoriale che non ha nulla a che vedere con la cosiddetta “industrializzazione” del comparto turistico. Una quota ancora troppo bassa di turismo straniero: intorno al 22-23 per cento del totale.
Peraltro, c’è anche da tenere conto di una tendenza nemmeno troppo sottotraccia: la Maremma sta diventando sempre più una meta turistica per privilegiati. Accessibile fino in fondo solo a chi ha una discreta capacità di spesa. Al netto del fatto che non è per niente facile garantire presenze turistiche e tutela ambientale, quello che il Comune di Scarlino ha deciso di fare con Cala Violina, o quello di Manciano con le cascate del Gorello, dimostrano che si viaggia spediti verso un modello di fruizione a pagamento dei beni ambientali. E d’altra parte la inesorabile riduzione negli anni delle spiagge pubbliche è un fenomeno ampiamente consolidato da anni.
Infine, i ritardi oramai incancreniti nell’adeguamento delle infrastrutture di accesso a Maremma e Amiata. Bene che vada, ma a fare previsioni affidabili non ci riuscirebbe un aruspice, per concludere l’adeguamento della E78 Due Mari ci vorranno altri 4-5 anni. Dio solo sa per l’adeguamento dell’Aurelia e della strada regionale del Cipressino, che collega Paganico all’Amiata. Il che continuerà a penalizzare la competitività turistica di questi ter
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