⚒🛠⚙️ #tiromancino/ Dietro il paravento del Reddito di cittadinanza l’ignavia di chi non ha ricette economiche

 










Stando alla celebre e azzeccata battuta pronunciata da Marcello, guardia del re e compagno d’armi del principe Amleto, c’era del marcio in Danimarca. Peraltro, anche in Italia c’è quantomeno dell’avariato. Se non del putrescente.

Come nel caso della narrazione interessata, e non veritiera, che collegherebbe l’introduzione del “reddito di cittadinanza” (Rdc) alla penuria dei lavoratori stagionali. La classica polemica costruita a tavolino per sostenere a priori una posizione politica, per quanto scollegata dai dati di fatto. Peraltro, sulla falsariga di un meccanismo artificioso di costruzione del consenso ampiamente conosciuto, e sperimentato in politica sin dai tempi di Dracone, Solone, Clistene, Efialte e Pericle. Che codificarono l’architettura della democrazia ateniese. Funzione così: prima si inventa un caso (il green-pass), o un nemico (come i migranti), poi si usa quel pretesto a sostegno delle proprie tesi. Vellicando, solleticando, la quota d’opinione pubblica che nel frattempo ha abboccato all’amo.

Come sul legame di causa-effetto tra Rdc e deficit di lavoratori stagionali hanno fatto Matteo Renzi sul piano nazionale, inventandosi il referendum per la sua abolizione per ritagliarsi un palchetto. O come sul piano locale ha fatto il candidato sindaco Vivarelli Colonna, ammiccando in modo palese a certa imprenditoria (non tutta) del turismo, dicendosi contrario al reddito di cittadinanza. Assecondando la bufala che chi non accondiscende a lavori stagionali, lo farebbe perché percepisce il lauto Rdc. Un parallelismo rivelatore, perché la consonanza culturale tra il Renzi e Vivarelli Colonna è tutt’altro che un accidente del caso. Se poi ci aggiungiamo lo sprezzante «reddito di cittadinanza metadone di Stato» declinato dalla “signora” Meloni e subito cavalcato da un Salvini in cerca di riscossa, il poker è servito.

 

A questo proposito l’ex segretario generale della Cgil grossetana, Claudio Renzetti, notoriamente persona seria e preparata, ci ha messo pochi minuti a smontare la narrazione maligna, ed ha liquidato la questione con un post su facebook. Dopo aver trovato in rete un po’ di dati ufficiali dell’Inps e della Regione Toscana. Che merita riprendere.

Secondo il report della Regione Toscana, in provincia di Grosseto i percettori di Rdc sono 3.527, dei quali i nuclei familiari sono 2.246. Più di mille di queste persone hanno un’età che supera i 50 anni. I colloqui di orientamento/definizione di competenze effettuati presso il Centro per l’impiego, invece, sono stati 4.832, con la sottoscrizione di 1.574 “patti di attivazione”. Di queste persone la metà sono poi andate a lavorare (perché è stato possibile), mentre gli altri hanno fatto “formazione attiva”.

Ora si dà il caso che il numero degli stagionali in provincia di Grosseto oscilli a seconda degli anni intorno a quota 30.000 persone. Delle quali circa 11.000 in agricoltura. Con le restanti prevalentemente impiegate in attività ricettive e commerciali che fanno la fisarmonica con la stagione turistica. E poco altro in comparti diversi.

Quindi, stando alle chiacchiere da bar(re) elevate ad argomento e strategia politici, qualche centinaio di percettori di Rdc – diciamo 7-800 persone per essere generosi – che per la propaganda “non hanno voglia di lavorare” o “lavorano in nero”, avrebbero mandato in panne l’intero sistema di reclutamento di stagionali nel comparto dei servizi turistici maremmani. Certo, si dirà, ma così escludi le migliaia di mangia a ufo che prendono il lauto Rdc provenienti da altre province……. Dando per scontato che Maremma e Amiata attirino stagionali da ogni angolo d’Italia. Magari più di Elba, Costa degli Etruschi, o delle province balneari di Lazio e Liguria.

Ammesso e non concesso questo sia vero. I conti non tornano. E lo certificano i dati Inps, che naturalmente non monitorano le persone impiegate al nero (chiaro?).

Nel maggio 2016 in Italia i nuovi contratti stagionali aggiuntivi a quelli dello stock esistente al mese prima erano 74.000; nel maggio 2017 diventavano 78.000; per salire a 95.000 nel maggio 2018. Tutto questo avveniva prima che fosse introdotto il grande corruttore dei costumi: il famigerato “reddito di cittadinanza”, che arriva nel 2019.

 

Considerando il 2021, Covid regnante e Rdc pure, viene fuori che a maggio di quest’anno i nuovi assunti con contratti stagionali sono arrivati a 142.272 in più sullo stock di quelli esistenti ad aprile. Certo fino a quel momento non molti avevano assunto personale, perché non si sapeva se e come la stagione sarebbe ripartita (ma valeva anche nel 2020). Rimane però il dato di fondo – perché maggio è sempre stato il mese dell’impennata delle assunzioni stagionali – che ci dice che gli stagionali sono aumentati da quando c’è il Rdc. E quindi ogni polemica sul fatto che questa misura danneggerebbe quel mercato del lavoro è semplicemente priva di fondamento, oltreché goffamente ridicola per toni e argomenti coi quali la si alimenta. A Roma come a Grosseto.

Tralasciamo anche l’aspetto etico/morale di una “guerra ai poveri” condotta da cuordileoni privilegiati, economicamente ipergarantiti e culturalmente distanti anni luce dalla contiguità coi temi di povertà, indigenza, povertà educativa e deprivazione materiale. Oppure il fatto che con questa patetica criminalizzazione dello stato di bisogno, si alimentano rancore e scontro sociali in un contesto economico nel quale anche la persona più in malafede non può che constatare la divaricazione della forbice nella distribuzione della ricchezza, tra chi ha le spalle coperte e chi no. Sempre più spesso pur avendo un lavoro.

E mettiamo da parte anche la considerazione che se c’è una piccola quota di persone che lavora in nero pur percependo il Rdc, questo non è un buon motivo per eliminare una misura di contrasto alla povertà che tiene a galla 2,5 milioni di persone, quasi 2 milioni delle quali inoccupabili. Sui quasi 6 che vivono in condizione di povertà assoluta o relativa. Altrimenti visto il livello generale di evasione fiscale e contributiva, perché non proporre di abolire le tasse e i contributi previdenziali e pensionistici?

 

Omettendo tutto ciò, allora, perché il Rdc – che va modificato e scorporato dalle politiche attive per il lavoro – è diventato il grande Satana per un certo mondo? La risposta è di una semplicità sconcertante: perché è la scorciatoia politica ideologica più comoda, che dà un po’ di consenso immediato e non aggredisce i problemi reali. Che per molti è comodo rimangano tali.

Il vero motivo delle difficoltà a trovare personale stagionale, e non solo, che pure c’è nonostante l’aumento di questi contratti (precari), ha più sfaccettature. La prima è il calo demografico, con la riduzione costante da anni della quota di lavoratori giovani. La seconda, che è una conseguenza, è che anche i lavoratori extracomunitari e stranieri a bassa qualifica professionale hanno molte più opzioni lavorative rispetto alla stagione. Perché in parallelo al “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro qualificato, la ripresa economica in itinere ha fatto esplodere il problema della carenza generalizzata in ogni settore produttivo di lavoratori con competenze generiche. Per primo, qualche mese fa, ha suonato l’allarme l’Istituto Cattaneo di Bologna, più recentemente il Centro studi di Confindustria (fonte: IlSole24Ore, nda) e la stessa Cna di Grosseto, fra gli altri.

La terza sfaccettatura del problema, è che gli stagionali lavorano molto e in proporzione guadagnano poco, e con la riforma della Naspi (targata Renzi, guarda un po’ l’ironia) non hanno più un’indennità di disoccupazione che li sostiene nel periodo in cui non lavorano. La quarta sfaccettatura, infine (ma ce ne sarebbero altre), è che troppi datori di lavoro – penalizzando quelli seri – saltano a pie’ pari i Centri per l’impiego e gli Enti bilaterali, preferendo assumere direttamente per contrattare una parte o tutta la retribuzione in nero, o in grigio.

Questi inceppamenti del sistema sono grossi e complicati da affrontare. Per cui è meglio buttarla in caciara, e dare addosso a chi prende il Rdc senza assumere scomode responsabilità. Fra le quali, ad esempio, ci sarebbe quella del ripristino dei flussi regolati dell’immigrazione per motivi di lavoro (cosa che sarà presto inevitabile). Così il Green-pass, l’immigrazione e il reddito di cittadinanza sono diventate bandierine politiche, a prescindere dal merito.

Come nel celebre giochino della Settimana Enigmistica: “unisci i puntini”……..e il quadro si compone. Chiarissimo



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