🌍🌎🌏 #tiromancino – A Grosseto quella sul commercio è una guerra dei “Mondi”. Tra visioni della società
Chi ha ragione nel conflitto fra grande (Gdo), media distribuzione (Mdo) e commercio di vicinato, o di prossimità che dir si voglia? Riassumendo non c’è una ragione assoluta. Ma interessi economici in campo. La loro rappresentanza. E le scelte della politica rispetto a quello che ritiene il proprio blocco sociale di riferimento. Questa è la verità. Peraltro, abbastanza ovvia. Banale.
Poi ci sono i cortocircuiti, i testacoda della campagna elettorale. Per cui, apparentemente, il centrodestra grossetano diventa il campione di Gdo e Mdo, e il centrosinistra si trova nei panni del difensore del commercio di vicinato. Anche in questo caso la verità è un’altra, e attiene a profonde differenze culturali. In buona sostanza alle opposte visioni del mondo tra sinistra progressista e destra conservatrice.
Visioni opposte del mondo. Altro che fine dell’ideologia
Ovverosia la destra (per semplificare) obbedisce alla propria indole neoliberista ed economicista, per cui aderisce senza patemi etici alla tendenza economica prevalente. Perché l’importante è assecondare il modello di business che macina di più, correre dietro ai consumi. Oggi il modello in auge è l’iper-consumismo veicolato dai templi dell’acquisto di massa – i grandi centri commerciali – e dal solipsismo (individualismo) compulsivo dell’e-commerce. Di fatto la declinazione economica del darwinismo sociale. Ieri il centrodestra sosteneva la bandiera del commercio tradizionale, perché era il modello ancora prevalente. Oggi, cambiato il vento, issa il vessillo di Gdo e Mdo.
La sinistra (per semplificare) corrisponde invece al proprio imprinting genetico di conciliare l’economia con equilibrio e giustizia sociale. Tenendo conto che lavoratore, consumatore, piccolo imprenditore o cooperatore sono nel commercio sfaccettature di uno stesso prisma. E che senza il mantenimento dello spazio vitale per ciascuno, l’esito inevitabile è un conflitto sociale senza quartiere. Con vincitori e vinti. In generale una minoranza molto ricca e una maggioranza piuttosto impoverita. Ovverosia la metafora sociologica “dell’allargamento della forbice” con la divaricazione nella distribuzione della ricchezza. Oppure quella del “blocco dell’ascensore sociale”. Provare a contrastare le diseguaglianze è nella natura profonda del centrosinistra. Ieri sostenendo la cooperazione al consumo, oggi proteggendo i piccoli commercianti. Un esercizio difficile di assestamento.
Questa è la vera natura dello scontro politico (e culturale) che oggi a Grosseto si manifesta in campagna elettorale, sotto le mentite spoglie dei “partigiani” del commercio di vicinato, e di quelli della media e grande distribuzione. Una visione opposta, per quanto non esplicitata fino in fondo, delle sorti della città. E dei suoi assetti ed equilibri futuri.
I dati oggettivi di uno squilibrio evidente
Bisognerebbe partire da queste considerazioni per capire dove stanno il torto e la ragione. Perché solo nel quadro di una visione generale delle cose si capisce chi fa che cosa, e per quale motivo.
E poi bisognerebbe conoscere i dati oggettivi per dare giudizi fondati. Dati che parlano chiaro: al febbraio 2020, Grosseto città aveva 104 negozi di media distribuzione (poi sono aumentati) dai 300 ai 2.500 mq. Per una superficie totale di 90.264 metriquadri: 19.615 dedicati all’alimentare e 70.649 alle attività no food, Praticamente 1,10 metri quadrati di media distribuzione per ognuno degli 82.036 abitanti.
Quanto alla grande distribuzione organizzata – le grosse strutture di vendita, superiori ai 2.500 mq – a Grosseto città sono solo cinque, ma totalizzano la bellezza di 35.736 metriquadri (dei 44.876 in provincia), corrispondenti a 430 centimetri quadrati (quasi mezzo metro) per ognuno degli abitanti del capoluogo. Di cui 6.355 metri quadrati sono destinati ad alimentare e 29.381 sono le superfici dedicate alle categorie merceologiche no-food.
Ad abundantiam. In provincia di Grosseto la Mdo è prima in Toscana nel rapporto mq/abitanti: ci sono infatti 715 metri quadrati ogni mille cittadini residenti. Quasi 200 mq in più di Pisa, al secondo posto. E un indice di 0,9 negozi da 300 a 2.500 metri quadri ogni mille residenti.
La Gdo, invece, a livello provinciale è terzultima in Toscana per numero di grandi strutture ogni mille residenti (0,035). Ma passa al 4° posto per superficie di vendita (202 mq) ogni mille residenti. E al 2° posto in regione, a un’incollatura da Firenze, calcolando la superficie media di ogni grande struttura commerciale: 5.610 mq.
Insomma, anche un cieco vedrebbe che il rapporto fra queste due tipologie distributive e il commercio di vicinato, almeno nel capoluogo è enormemente squilibrato. Per non parlare dell’impatto del commercio online, che ha massacrato soprattutto i piccoli. Mentre gli altri hanno saputo tener botta puntando sull’integrazione con l’e-commerce, sfruttando le vendite multicanale.
I bandoni dei negozi abbassati in tutta la città sono le cicatrici evidenti di chi in questi anni la guerra l’ha persa. Nel centro storico, dove comunque avere un’attività è ancora un privilegio, ma anche nel semicentro, in periferia e nelle frazioni.
Urbanistica e scelte politiche
La polemica tra centrodestra e centrosinistra, oltre che sulle visioni del mondo, trae linfa quotidiana da questo stato di fatto. Ed è acuita dalle manovre in corso intorno al rinnovo degli strumenti di programmazione urbanistica: il piano strutturale e quello operativo. Che incrociano i destini del commercio. Ed il cui esito può segnare la vita o la morte di molti piccoli esercizi commerciali.
Il centrodestra che a seguito della sua impostazione iperliberista e consumista, in questi anni non ha mosso un dito per arginare la debordante avanzata di Mdo e Gdo, si trova in grosse difficoltà con il proprio ex blocco sociale. Decisamente invelenito per le decimazioni subite.
Recentemente, lo scorso 5 agosto, con una delibera di Consiglio comunale, inoltre, ha dato il bollino di compatibilità con gl’indirizzi strategici del Piano strutturale a una novantina di proposte localizzative di funzioni e strutture nelle aree di trasformazione esterne al territorio urbanizzato. Oltre all’ampliamento per circa 5.000 mq dei due centri commerciali Maremà e Aurelia antica, ci sono decine di richieste per altre medie strutture di vendita. Tutta questa roba, dopo l’espressione di pareri tecnici, se supererà l’istruttoria andrà in conferenza di co-pianificazione con la Regione Toscana.
Il giochino mediatico che il centrodestra sta tentando di fare è di scaricare sulla Regione Toscana l’onere di bocciare o di approvare, a seconda dei casi, alcune previsioni che ha ritenuto degne di esser prese in considerazione. Respingendone altre "ab origine". In modo da sottrarsi a ogni responsabilità politica che potrebbe penalizzarlo nel consenso.
La verità, tuttavia, è che alla fine dell’istruttoria – che arriverà ad elezioni amministrative concluse – soprattutto rispetto alle proposte di nuovi insediamenti commerciali, sarà proprio il Comune di Grosseto a dover prendere la decisione. Perché sua è la competenza rispetto alle autorizzazioni del commercio. Naturalmente nel rispetto delle previsioni della Legge regionale 62/2018. E sua è la competenza sulle scelte di politica urbanistica. Le uniche che avrebbero, con una volontà politica determinata, potuto limitare in questi anni l’avanzata di Gdo e Mdo a Grosseto. Stabilendo rapporti più equilibrati col commercio di vicinato. Scelte di politica urbanistica che saranno determinanti anche per il futuro prossimo. E che verranno esplicitate non a caso solo dopo le elezioni. Naturalmente nel rispetto delle previsioni della Legge regionale 65/2014.
Sui due grandi centri commerciali grossetani che hanno fatto richiesta di ampliamento, in particolare, tutto si giocherà sul superamento o meno dei 15.000 mq. Che sono il limite oltre il quale per la legge regionale non si può andare. Se l’istruttoria verificherà che il limite fosse superato, la pratica non approderà nemmeno in conferenza di co-pianificazione. Se ci arriverà, chi guiderà Grosseto dovrà prendere una decisione e giustificarla. Il Centrosinistra ha già detto che farà la scelta di non ampliare ulteriormente le grandi superfici di vendita. Il Centrodestra si nasconde dietro a un dito per non prendere impegni per il futuro, pur avendo giù fatto una scelta lo scorso 5 agosto. Fiducioso di continuare a governare, ma con più di un’apprensione.
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