😔😔😔 #tiromancino – La patologica maggiore attenzione alle sofferenze degli animali che a quelle degli umani


 







Questo #tiromancino è un po’ eterodosso, non ortodosso, rispetto alla linea. Né economia, né demografia, e neppure ambiente, urbanistica, agricoltura……... Per variare sul tema meglio al momento parlare di “patologia”. Non con riferimento a uno stato clinico, ma in questo caso a una degenerazione di tipo sociale. Quella per cui la condizione degli animali, la loro qualità della vita, sta progressivamente diventando più rilevante di quella degli esseri umani. Nel discorso pubblico, specialmente sui social. Nell’attenzione dei media tradizionali. Nella sensibilità delle persone. Nella retorica comunicativa della politica che ammicca a certi animalismi.


La vicenda del cosiddetto “appartamento degli orrori” di via Europa a Grosseto dice molto di questa patologia sociale più che incipiente. A destare scandalo e costernazione pubblici, infatti, il pastore maremmano morto di stenti, gechi e bestie di provenienza esotica in stato d’abbandono e deprivazione. Nel contesto di un appartamento fatiscente cosparso di rifiuti e d’escrementi.

Quasi nessuna preoccupazione, in compenso, per lo stato mentale delle due donne responsabili delle angherie patite dalle povere bestie, evidentemente alterate nel loro rapporto con la realtà. Quindi bisognose d’un intervento di natura psicologica e sociale, più che di una denuncia per abbandono d’animali. Perché con tutto il rispetto per il derelitto pastore maremmano trovato mummificato, il problema prima che della sua sorte è quello delle condizioni mentali delle due malcapitate.


Da quanto è possibile ricostruire sulla base delle cronache, infatti, anche le associazioni animaliste che pure si sono mosse per tempo tentando di stabilire un contatto con le due donne, non hanno sentito il bisogno di attivare il servizio sociale. Anche solo sollevando il problema con una denuncia ai vigili urbani o ai carabinieri forestali. Che hanno reso noto di non aver mai ricevuto segnalazioni in proposito.


Cioè a dire che la preoccupazione principale era per la sorte delle bestie, non per quella degli esseri umani dal cui stato di marginalità dipendevano le sevizie cui erano state sottoposte. Gli stessi vicini di casa, nonostante il problema fosse noto a molti, come dimostrano post e video su facebook, non hanno avvertito il bisogno di segnalare il problema al Coeso-Società della salute, o comunque alle autorità.

    

Certo, avere a che fare con persone che hanno evidenti problemi psichici e comportamentali non è una delle aspirazioni più diffuse. È comprensibile. Tuttavia, questa vicenda mette in evidenza che nei nostri ranghi sociali alligna una preoccupante indifferenza ed un egoistico disinteresse per tutti quelli che si trovano in condizioni di marginalità, isolamento relazionale, stordimento esistenziale. Per cui è molto più semplice e gratificante preoccuparsi per la sorte degli animali, che provare anche col minimo sforzo a farsi carico di esseri umani in chiara difficoltà.


Può darsi siano solo elucubrazioni moraliste, ma in questa brutta e triste storia è difficile non considerare quanto l'egoismo sociale e l’impassibilità ai destini degli “irregolari”, dei devianti, siano la spia di una vera e propria, conclamata, patologia sociale che indebolisce i legami di convivenza civile. In questo caso dissimulata dall’attenzione parossistica per le sofferenze degli animali. Che addirittura finisce per avere una corsia preferenziale rispetto a quelle degli umani.

Onestamente, non è un bel vedere. Mala tempora currunt (corrono brutti tempi). Si parva licet componere magnis («se è lecito confrontare le cose piccole con le grandi»).



 

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