👹👹👹 #tiromancino – Parliamo di “Pippiamo”: La “Bestia” di Morisi e la “Bestiolina” grossetana
La “Bestia” di Luca Morisi è stata addomesticata dallo stesso ingranaggio stritolatore che ha partorito. Il paradosso, esilarante negli esiti, è drammatico per il messaggio che veicola: nessuno sfugge alla tramoggia mediatica. Nemmeno il suo inventore. E peraltro la Bestia leghista ha filiato molte “Bestiole” in giro per l’Italia. Una delle quali, è evidente, ha trovato riparo confortevole nella macchia del Comune capoluogo. A servizio dell’istrionico sindaco Anton Francesco Vivarelli Colonna.
La comunicazione politica è da sempre uno dei temi più studiati e più appassionanti. E ogni pretesto è buono per entrare nel merito delle tecnologie mediali e dei contenuti comunicativi. In ogni epoca, ad ogni latitudine, in occasione di qualunque tipo di elezione. Oggi a Roma o Milano, come a Grosseto.
Poteva sottrarsi, dunque, il #tiromancino? Considerato le pirotecniche novità di questi giorni: nazionali e locali?
Quanto all’ottimo - si fa per dire - Luca Morisi, quel che lascia sinceramente esterrefatti non sono né il cinismo del personaggio, né che sia caduto nella più banale e scontata delle trappole per un uomo di comunicazione. Come farsi trovare da principiante con le mani nella marmellata (festini omo a base di stupefacenti). La storia, anche recente, è debordante di queste ingloriose magre boccaccesche. Basti ricordare, fra le tante, il figurone di merda fatto a suo tempo dal “maschiale” Jörg Haider, politico austriaco leader del partito conservatore FPÖ.
Quel che impressiona, invece, è il ricorso di Morisi a un’argomentazione moralistica per giustificare un comportamento amorale. Che non è certo l’avere relazioni omosessuali, e nemmeno il fare uso di droghe. Mentre lo è l’aver contraddetto in modo clamoroso nei comportamenti privati quel che ha sempre condannato in pubblico. Con l’obiettivo di scolpire il profilo autoritario del suo capo e sodale politico.
Morisi, infatti, auto-infliggendosi un’abiura da Santa inquisizione, ha di fatto invocato il perdono della pubblica opinione accusandosi di avere «delle fragilità esistenziali irrisolte». Manco il coraggio delle proprie azioni. Meglio, dei propri gusti.
Una exit strategy tutto fuorché machiavellica, per il deus ex machina e gestore della "Bestia". L’apparato (ributtante) della propaganda politica di Matteo Salvini. Attraverso i cui lubrificatissimi ingranaggi mediatici Morisi ha sempre consapevolmente messa alla berlina, deriso e colpevolizzato proprio le "fragilità esistenziali" degli altri: migranti, tossici, senza fissa dimora, percettori del reddito di cittadinanza, attivisti dei centri sociali, avversari politici ..... quello che a seconda della bisogna era il "nemico" di giornata.
Curioso, in definitiva, che un esperto comunicatore sia finito per invocare il perdono per sé stesso in nome di quello per cui colpiva gli altri. Con un testacoda che smaschera quanto siano effimere e basse certe pratiche distopiche della politica odierna.
La "Bestiolina" grossetana
Un po’ meno drammatico, ma altrettanto interessante sotto il profilo dell’analisi dei meccanismi della comunicazione politica, il caso della “Bestiolina” elettorale di Anton Francesco Vivarelli Colonna.
Il sindaco era entrato in campagna elettorale con sapiente anticipo, contando sullo sparpagliamento delle truppe avversarie. Sin dal dicembre 2020 in campo con un gazebo natalizio a fine Corso Carducci, pronto per le elezioni di primavera già date per vinte. Poi slittate un paio di volte, fino a rotolare agli odierni 3 e 4 ottobre. Nel frattempo, la città è stata praticamente tappezzata dal monologo elettorale dei candidati del centrodestra, fino a fine agosto. Quando la testa lucida di Leonardo Culicchi, per il centrosinistra, ha cominciato a fare le sue prime timide apparizioni.
Nelle ultime settimane la rodata macchina della propaganda elettorale di Vivarelli Colonna ha dato un evidente accelerata polemica. Nulla di nuovo, né di sconvolgente. La drammatizzazione dei toni è un artificio retorico classico, cui ricorrono tutti quanti. Anche se con dosaggi e registri diversi. E lo stesso sindaco uscente e ricandidato ha più volte utilizzato nel corso del suo mandato toni sopra le righe e atteggiamenti provocatori. Istrionici. Tutti ricordano la sua boutade dell’Europa che metteva “a pecorina” l’Italia nella narrazione raffinata in cui si esibì di fronte alla Camera di Commercio. In occasione di un precedente blitz elettorale grossetano di Matteo Salvini. Siparietto nel quale l’allievo superò il maestro.
Negli ultimi giorni, tuttavia, Vivarelli Colonna ha dato l’impressione di tornare a esagerare davvero. Passando il confine del bon ton politico istituzionale, che dovrebbe caratterizzare tutti i candidati a sindaco. Tantopiù un sindaco uscente. Un’impennata polemica che, al di là dell’indole picaresca del personaggio, è difficilmente spiegabile se non con un nervosismo latente. E oramai fuori controllo. Che lo ha trascinato a performance decisamente poco memorabili.
A partire dallo show di fronte a Giorgia Meloni, in piazza Dante. Quando ha interpretato con una foga da calciante (del Calcio storico fiorentino) il ruolo di Savonarola (Torquemada?) dei nostri tempi. Sobillando Grosseto allo scontro tra «il bene» (lui stesso) e «il male» (indovina chi?). Tra il bene e la «menzogna». Paonazzo in volto e agitandosi veemente sul palco, manco fosse un Talebano in trance mistica.
La peggiore, e mortificante, caduta di stile è però arrivata il giorno successivo. Con un post che lo ritraeva di fronte al murale dedicato da un writer a Luigi Ambrosio, persona molto nota e benvoluta a Grosseto. Venuta a mancare nei giorni scorsi per una brutta malattia. Un selfie inopportuno e palesemente strumentale. Non a caso corredato dagli hashtag della sua campagna elettorale. Che ha lasciato di stucco l’intera città.
L’ultimo guizzo, Vivarelli Colonna l’ha avuto giovedì scorso. Inaugurandosi pro domo propria, stavolta con la casacca di presidente della Provincia, un tratto rettificato e messo in sicurezza della strada del Cipressino. Che collega Paganico all’Amiata. Taglio del nastro a beneficio di fotografi, avvenuto con inelegante sgarbo istituzionale senza invitare i sindaci della montagna. Che incidentalmente sono i finanziatori dell’attesissima opera di ammodernamento dell’arteria (da trent’anni). In virtù di un accordo che ha messo a disposizione le risorse derivanti dalle royalties versate loro da Enel Green Power.
Concludendo la bulimia mediatica di Vivarelli Colonna è un epifenomeno indotto dall’emulazione della Bestia originaria. Quella di Morisi. Che in provincia produce una Bestiolina in pollici, con effetti più circoscritti ma non meno allarmanti. Perché il meccanismo di demonizzazione dell’avversario si nutre della stessa esasperazione dello scontro politico. Nella logica ferrea della iper-personalizzazione all’insegna del “con me o contro di me”: «après moi le déluge!» (dopo di me il diluvio!). Frase attribuita dalla tradizione al re di Francia Luigi XV, che l’avrebbe pronunciata nel corso di una conversazione con la marchesa di Pompadour, allo scopo di porre fine alle insistenti esortazioni di occuparsi attivamente degli affari dello stato [cit. vocabolario Treccani].
L’impressione è che l’epoca di questo “stile” di comunicazione politica sia agli sgoccioli. Per quanto probabilmente, costernati, dovremo assistere ancora a colpi di coda bestiali della “Bestiolina”.
N.B. IL PROSSIMO TIRO MANCINO SARA' ONLINE MARTEDì 12 OTTOBRE
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