👣👣👣 #tiromancino – La globalizzazione a Scansano, ai tempi delle guerre sovraniste



Gli stereotipi sui quali si costruiscono le narrazioni sono una cosa, la realtà è quasi sempre un'altra. Come a Scansano, capoluogo putativo del celeberrimo Morellino. Il vino rosso a denominazione di origine controllata e garantita diventato negli anni una delle icone della Maremma Toscana.

Nell'immaginario collettivo Scansano è il paese da cartolina della Toscana interna: colline, vigne, boschi & cinghiali, centro storico medioevale e, si presume, abitanti autoctoni, tipicamente maremmani. Gente ruspante che parla aspirato (la “C”), con la pelle cotta dal sole e magari un po’ rubizza perché avvezza a trincar vino, come da cliché…. Ma anche no. Perché andando a verificare la composizione demografica della popolazione residente, scopri che nel regno delle uve a bacca rossa di Sangiovese il 20 per cento della popolazione è composta da stranieri: 874 persone su 4.316 residenti, mediamente molto più giovani dei compaesani italiani. Al netto degl’immigrati da altre lande del suolo patrio.


Ovverosia la globalizzazione dove non te l’aspetteresti; quella vera. Con 56 nazionalità diverse insediate in un angolo di Toscana nel quale Tedeschi (52), Inglesi (14), Svizzeri (7) e Austriaci (3) sono di gran lunga meno numerosi di Albanesi (201), Rumeni (138) e Marocchini (123). Ammesso e non concesso, evidentemente, che questa sia terra da buen retiro per europei in cerca di toscanità.


Numeri che uno si aspetterebbe a Brescia, città industriale per antonomasia, che attira lavoratori stranieri, ma dove i residenti con nazionalità diverse da quella italiana sono “solo” il 19.1 per cento. Oppure, per rimanere alla provincia di Grosseto, che penseresti di trovare nei paesi dell'Amiata, dove notoriamente ci sono molti extracomunitari, perché lì le case costano poco a causa del pluridecennale spopolamento della montagna.


E invece no. Oltre a Brescia leonessa d’Italia, quanto a stranieri Scansano batte anche l’Amiata, e probabilmente anche i Comuni più marginali delle Colline Metallifere, come Montieri o Monterotondo. Anche se a Scansano non ci sono andati per farsi la famosa “estatatura”, come fino all'inizio del secolo scorso succedeva nei mesi torridi per sfuggire alla malaria della pianura.

Mentre nell’Europa dell’est trovano il modo di rinverdire i fasti del sovranismo scannandosi ferocemente, stando agli slogan, in nome dell'appartenenza nazionale, quindi, alle nostre latitudini si assiste al trionfo implicito della globalizzazione anche nelle piccole comunità di provincia. Dove a farla da padrone è il melting pot multicontinentale. Caratterizzato dalla convivenza pacifica di popolazioni provenienti da ogni angolo del mondo.


Cinquantasei – dicansi 56 – nazionalità, residenti al 1° gennaio 2021 in un comune di poco più di 4mila abitanti, distribuiti nel capoluogo e in tutte le otto frazioni di Montorgiali, Poggioferro, Murci, Pancole, Polveraia, Baccinello, Presellò e Pomonte. Dai Macedoni (36) agli Egiziani (37), dagli Estoni (2) agl’Indiani (13), passando per Cubani (2), Cinesi (4), Ivoriani (4), Ucraini (65, presumibilmente già aumentati), Pakistani (32), Polacchi (25), Maltesi (2), Onduregni (5) Bulgari (6), e chi più ne ha più ne metta.


Una comunità paesana multietnica, multilinguistica e multiculturale, stupefacente e colorata. Ben rappresentata dalle frotte di ragazzini “stranieri” chiassosi nei quali ci si imbatte arrivando ai giardini di fronte al palazzo del Comune. Microcosmo sociale la cui eterogeneità fa a pezzi ogni pregiudizio sulla convivenza fra “diversi”. Trinciando fino l'idea balzana che la cosiddetta “invasione” dei migranti, possa mettere a repentaglio l'identità di una piccola realtà bucolica, come di un’intera nazione. Per il semplice e lapalissiano fatto che un'identità diventa tale proprio per l'amalgama delle sue diverse componenti. Come è sempre successo nel corso della storia dell'umanità.


D'altronde, l'apparente paradosso di un paese toscano scelto da tanti stranieri, contiene al proprio interno anche altre fittizie contraddizioni. Ad esempio, il successo di mercato del Morellino di Scansano. Al quale, evidentemente, contribuisce proprio una bella fetta degli scansanesi alloctoni che in quel comune risiedono e che non a caso lavorano nell’agricoltura. Con interi nuclei familiari che si sono specializzati nelle lavorazioni agricole, e diverse aziende con titolare straniero che hanno superato i 5-10 addetti, e che lavorano come contoterziste in agricoltura e nel comparto dei lavori di movimento terra e messa a dimora dei nuovi impianti di vigneto. A dimostrazione del fatto che le persone si spostano là dove riescono a trovare un’occupazione coerente con le proprie competenze professionali. Dove intravedono la possibilità di emanciparsi economicamente e socialmente.


Cosa che spiega, almeno in parte, i numeri della Docg Morellino di Scansano recentemente illustrati dal Consorzio di tutela in occasione dell'Anteprima 2022 “Chianti Lovers & Rosso Morellino”, tenutasi alla Fortezza da Basso di Firenze il 20 marzo scorso. Cioè a dire 9 milioni e 200mila bottiglie prodotte con la fascetta Docg - per un valore alla produzione di circa 51 milioni di euro - distribuite per l'80% in Italia e il resto perlopiù in Usa, Germania, Belgio e Svizzera. Con il vino scansanese che nei canali della distribuzione moderna emerge per una crescita dei volumi del +5,3%, ma anche del valore a +6,7% grazie ad un incremento del prezzo medio dell'1,2%.


Lo stesso potrebbe dirsi rispetto ai tanti stranieri che a Scansano, come in molti altri comuni, sono occupati nel settore dell’edilizia, così trainato dai bonus fiscali che le aziende stentano non poco a trovare manodopera.


Insomma, Scansano non è l’eccezione che conferma la regola, ma la metafora perfetta di ciò che siamo già oggi e sempre più saremo in futuro. Basta guardare la realtà non deformata dalle lenti dell’ideologia. Piuttosto sarebbe opportuno prendere atto di come stanno le cose, e recuperare il tempo perso inutilmente rispetto a politiche per l’integrazione a dir poco fallimentari. Quel che sta succedendo in Ucraina, infatti, dovrebbe aprirci gli occhi anche rispetto a cosa rischiamo a casa nostra inseguendo la chimera nazionalista.


*** Per l'ispirazione grazie all'amico Fabio Ciampoli e a Lino Pandolfi dell'ufficio anagrafe del Comune di Scansano 



Commenti

  1. Ho insegnato 12 anni alle medie di Scansano e i "non autoctoni", allora, erano settentrionali rifugiatisi nei poderi delle frazioni alla ricerca di nuove modalità di vita. Ora è cambiata l'identità del luogo fino a costituire un interessante avvio alla integrazione (non assimilazione...)

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