⚔️⚔️⚔️ #tiromancino – La guerra di parole che nasconde le ragioni della guerra
Tante parole e troppe certezze ostentate provano a nascondere il vuoto di senso col quale la guerra in Ucraina ci ha costretto a fare i conti, cogliendoci alla sprovvista. A noi cittadini comuni.
Generazioni di persone che avevano visto il conflitto armato come un rischio remoto, solo ipotetico, se lo sono trovato quasi sulla soglia di casa. Obbligate, come fatalmente succede, a prendere una posizione. Stavolta non più solo di principio, perché le conseguenze di quel che succede poco oltre i confini della Nato ci rotolano addosso. Ma mettendo in discussione i vantaggi che ci tenevano al riparo da altre guerre, rispetto alle quali era più facile esercitarsi in enunciazioni astratte.
Se le altre volte l'emotività era un lusso che potevamo concederci senza pagare dazio, questa volta è una bestia difficile da domare. Oltretutto con la complicazione irrisolvibile della convivenza di orrore e disgusto per le sofferenze di tante persone incolpevoli, con il cinismo consapevole di chi sa quanto non valga la pena farsi coinvolgere in uno scontro feroce. Che in fondo ci riguarda relativamente.
Per questo ci siamo cullati nell'illusione che le sanzioni economiche fossero una soluzione alternativa, e poco onerosa, allo schieramento dei militari sul campo. Anche se l’illusione è durata lo spazio di pochi giorni.
Così come breve è stata l'illusione che quel che sta succedendo in Ucraina sia semplicemente un episodio della competizione mondiale tra Democrazia e autoritarismo. O addirittura la conseguenza della rottura dell’equilibrio strategico basato sulla deterrenza nucleare tra Nato e Federazione russa. Perché a nemmeno venti giorni dall'inizio delle ostilità, appare sempre più evidente che questo conflitto è figlio della competizione per la sopravvivenza tra due modelli di gestione dell'economia capitalistica.
Quello guidato dallo Stato autoritario russo in coabitazione con gli oligarchi cominciava a sentirsi assediato, e quindi ha provato la mossa del cavallo nel tentativo di costringere l'Occidente a trattare e garantirsi ancora un po’ di tempo. Le motivazioni ricollegate al prestigio nazionale, alla grandeur della visione zarista della Russia, al conflitto fra Democrazia (ucraina) e autoritarismo (russo), fino alle amenità di matrice religiosa, sono solo parte dell'armamentario ideologico e propagandistico tipico di ogni guerra. Sin dai tempi dei tempi.
Il fatto che in questa brutta e triste vicenda non esistano né santi né eroi, tuttavia, nulla toglie all'evidenza del fatto che sarebbe stato impossibile non reagire all'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe. Anche perché per il blocco occidentale - che piaccia o meno guidato dagli Usa a causa dell'ignavia confortevole in cui si cullano gli Stati europei - sarebbe stato troppo dover combattere su un doppio fronte con il capitalismo autoritario di Cina e Russia. E perché non è pensabile legittimare il metodo dell'invasione armata di Stati indipendenti, se questi sono funzionali alla sopravvivenza di un sistema geopolitico.
In queste considerazioni non c'è niente di cinico, ma solo un amaro (e rassegnato) realismo rispetto a quale sia davvero la posta in gioco. Pur provando tutto lo sdegno per le violenze, la pietà e l'empatia per i milioni di disgraziati ucraini che in questi giorni sono carne da cannone. Sacrificabile da una parte e dall'altra ai rispettivi interessi.
Allora, bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, non tanto per fascinazione masochistica al martirio del kamikaze, quanto per rendere giustizia alla verità e cercare così di difenderci dall'inganno della propaganda che in questi giorni regna sovrana. Da entrambe le parti.
Provare a essere lucidi nei momenti più tragici, peraltro, è l'unico modo per non trovarsi nella condizione degli utili idioti, strumenti inconsapevoli di disegni che passano sopra le nostre teste. Forse salvandoci l'anima e riuscendo almeno in parte ad evitare di commettere errori forieri di ulteriori tragedie.
Per questo è importante guardare alla guerra come pretesto disvelatore dei paradossi che governano le nostre esistenze.
Autosufficienza energetica?
Renderci autonomi dal gas e dal petrolio russo, ad esempio, come Europei dovrebbe comportare la consapevolezza che in attesa di nuove tecnologie nucleari o a base di idrogeno, nel breve periodo ci spingerà nelle braccia di paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iran, Libia, Egitto e Algeria. Ovverosia Stati governati da regimi non meno autoritari di quello russo. Venerdì scorso, ad esempio, l'Arabia Saudita tanto volentieri frequentata da Renzi ha giustiziato in un solo giorno 82 persone. Riprendendo un'abitudine alla quale era affezionata. L'Egitto governato dal generale Al Sisi, in compenso, tiene chiusi nelle proprie carceri in condizioni inumane più di 60.000 prigionieri politici. Che spesso fanno la fine di Giulio Regeni o di Patrick Zaki.
L'Ucraina è Europa?
Le persone sotto le bombe russe sono esseri umani che non meritano le sofferenze bestiali che patiscono. Ma liquidare la questione come uno scontro tra Democrazia e autoritarismo è troppo comodo. L'Ucraina, Infatti, purtroppo, non è un Paese democratico ma uno Stato ostaggio di un nazionalismo becero, sessista e autoritario. Così come di una classe dirigente composta in buona parte di oligarchi senza scrupoli non troppo diversi da quelli russi, fra i quali ce ne sono alcuni che basano il proprio potere economico sulla connivenza con milizie paramilitari neonaziste.
Dal 2004 a oggi, inoltre, ha alimentato uno scontro fratricida con le minoranze russofone del Dombass, violando gli accordi internazionali di Minsk (2014) e provocando decine di migliaia di morti. L'accordo di associazione Ucraina-Unione europea del 2017, infine, non ha prodotto i risultati auspicati perché in quel Paese esiste una corruzione dilagante, non c'è una magistratura indipendente, non esiste un livello minimo di garanzie costituzionali che tutelino i diritti civili, l'economia è in mano a pochi satrapi monopolisti.
La questione umanitaria
Per quale motivo i profughi ucraini dovrebbero valere più di quelli siriani, afghani o africani? Se il nostro obiettivo di Occidentali è promuovere i valori democratici e della tolleranza, la mobilitazione per l'accoglienza in Europa avrebbe dovuto essere la stessa, ma così non è stato. Per questo la retorica che viene spesa in questi giorni minaccia di avere effetti devastanti nel futuro prossimo, preparando il terreno a nuove violenze e rancori. Provare, per credere, a parlarne con qualche migrante africano in questi giorni.
Come la mettiamo col gruppo di Visegrad e con la Turchia?
Va bene, come recita l’adagio: «il nemico del mio nemico, è mio amico». Ma forse qualche domanda dovremmo farcela lo stesso. Perché se fino a ieri il blocco di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceka e Slovacchia) insieme alla Turchia di Erdogan (che ci ricattava minacciando di lasciar passare i profughi in arrivo dall'Asia centrale), costituivano una minaccia sovranista e autoritaria all'Europa delle libertà civili e della tolleranza, oggi è un po’ affrettato considerarli leali ed esemplari alleati contro l'oppressore russo. Forse sono due facce della stessa medaglia.
La brutta informazione italiana
Con poche eccezioni, il sistema dell'informazione italiana non ha fatto in questa vicenda una gran figura. Nonostante l’impatto enorme sulle nostre vite della globalizzazione, sono anni che le notizie internazionali vengono relegate negli spazi residuali di giornali, telegiornali e trasmissioni televisive di approfondimento. Sopraffatti da pettegolezzi e sensazionalismi che guardano all'ombelico del Paese e solo episodicamente a quel che succede al di là dei nostri confini, ogni volta ci ritroviamo stupiti di fronte all'accelerazione degli avvenimenti internazionali.
Se lo stato della Democrazia dipende anche dalla qualità dell'informazione, è evidente che il paziente Italia non gode di buona salute.
Il sovranismo non ne azzecca una, ma prospera
Un ultimo paradosso. Anche quest'ultima guerra è la dimostrazione lapalissiana di quanto il sovranismo, politico e culturale, sia inadeguato a cogliere l'essenza dei cambiamenti. La dipendenza economica dell'Occidente europeo dalle forniture del gas e del petrolio russo, sono la metafora perfetta di quanto il mondo sia interconnesso e il problema reale da risolvere sia come gestire la globalizzazione. Il sovranismo è ottuso nel negare queste dinamiche e quindi del tutto incapace di affrontarle e trovare soluzioni. La ciclopica figura di merda fatta da Salvini in Polonia è stata illuminante: trovi sempre sulla tua strada uno più bravo di te a difendere il suolo patrio. Anche la fascinazione provata da lui e dalla Meloni per personaggi inquietanti come Putin, Orbàn e Morawiecki, il cui retrivo sciovinismo è una delle cause delle tensioni sul confine orientale d'Europa, sono la cartina tornasole di un'inadeguatezza culturale strutturale a leggere le dinamiche contemporanee.
Ciò non di meno, il sovranismo continuerà ad essere un virus pericoloso per le nostre Democrazie. Che se continueranno ad alimentare la retorica dello scontro di civiltà - come si sta facendo in questi giorni - prepareranno il terreno al ritorno in auge delle balzane idee che a risolvere i problemi possano essere gli Stati nazionali basati su fittizie identità etniche. E con loro gli arruffapopoli demagoghi e populisti che si mettono alla testa della guerra di religione di giornata. Sempre facendo sotto mentite spoglie l'interesse di qualche potentato economico che guida le danze.
Per questo, in buona sostanza, pur riconoscendo la ineluttabilità del doversi collocare da una parte o dall'altra della barricata, Oggi più che mai, è fondamentale esercitare il privilegio del dubbio e mettere in discussione la narrazione prevalente su quello che sta succedendo. Troppo condizionata dalla retorica di schieramento, e soprattutto minacciosa di conseguenze terrificanti se presa in modo acritico.
Sono d'accordo.
RispondiEliminaGrazie , analisi puntuale di cui c'è davvero bisogno nella speranza ed in attesa di una risposta globale senza bandiere.
EliminaGrazie , analisi puntuale di cui c'è davvero bisogno nella speranza ed in attesa di una risposta globale senza bandiere.
RispondiEliminaSono d'accordo sul ritenere ignavi, più o meno volenti, gli stati europei. Ma tale è la paura della guerra mondiale. Non riterrei proprio sullo stesso piano, se non altro di criminalità, i due presidenti. Infine una riflessione: abbiamo perso anni nell'ignavia, mascherata da ricerca del meglio senza sviluppare le fonti energetiche naturali, per esempio.
RispondiEliminaAbbiamo continuato a rimandare rimanendo ricattabili, in quanto dipendenti dalle forniture russe ed arabe. Ma tu pensa a tutto il guadagno a nostre spese...
Stavolta rimango disorientata dalls tua analisi, pur sempre rigorosamente lucida, che non possa indicare qualcosa in cui sperare. La vivo io in maniera così desolata e desolante?