🧮🧮🧮 #tiromancino – Maremma in bilico tra sviluppo e perdita dell’ennesimo treno
Proviamo a mettere in fila alcuni fatti. Amazon sta per aprire a Grosseto un proprio centro logistico di smistamento dei pacchi. Alcune aziende grossetane di medie dimensioni, per il nostro tessuto di impresa, stanno vivendo un momento felice dal punto di vista produttivo. Nonostante le incognite che incombono in questo momento tragico per l'Europa e in generale per tutto il mondo.
Giusto per citarne qualcuna: Roberto Ricci Design e Montecristo stanno realizzando una nuova grande sede da 15mila metri quadrati nell'area ex Mabro; Tecnoseal, leader mondiale nella produzione di anodi sacrificali per la nautica, sta per trasferirsi nei nuovi capannoni; Novair Noxerior Gas Systems, produttore di generatori di azoto e ossigeno, ha raddoppiato i propri dipendenti; Cima Infissi, concessionario del marchio Schüco, trasferitasi nella nuova sede di Braccagni in poco più di un anno ha triplicato gli addetti, che oggi sono quasi 100. Più in generale, in provincia di Grosseto si stanno rafforzando aziende di una certa dimensione, alcune delle quali autoctone, altre che hanno la casa madre in altri territori. Tipo Sapori di Toscana, Terre dell’Etruria, Forever Bambù, Porcavacca, Aziende Manno, Opus Automazione, Tosti, Gruppo Solmar, Elettromar, Latte Maremma, Bonifiche Ferraresi, Certified Origins Italia, Bluserena. Ma ce ne sono anche altre.
Poi c'è il boom dell'edilizia trascinata dai diversi bonus fiscali. Cui si aggiunge la buona notizia, per quanto in ritardo sulla storia, dell'inizio dei lavori sul quarto lotto della “Senese”, ed entro l'anno dell'aggiudicazione dei lavori per il nono lotto, in provincia di Siena. Che chiuderà la vicenda vagamente grottesca dell'adeguamento a quattro corsie del tratto di E-78 dei “Due Mari” che collega il capoluogo maremmano alla città del Palio. Dulcis in fundo, le risorse del Pnrr e del Fondo complementare che bene o male arriveranno anche in questo angolo un po’ negletto di Toscana: a Grosseto e Follonica, ad esempio, sono già stati destinati complessivamente una quindicina di milioni per opere di riqualificazione urbana. Oltre ai 15 milioni già attribuiti al capoluogo con il Pinqua (programma nnovativo nazionale per la qualità dell’abitare)
Insomma, nonostante il clima cupo di queste settimane nelle quali siamo passati dall'ansia per la pandemia a quella per la guerra in Ucraina, sembrerebbero materializzarsi le condizioni per tornare ad essere ottimisti. O, se non altro, per poter sperare in un periodo di crescita economica relativamente duratura, che inverta almeno in parte il trend di declino che ha caratterizzato gli ultimi 15 anni.
A dirci che le cose stanno migliorando, paradossalmente, è anche la difficoltà che le aziende riscontrano nel trovare personale adeguatamente formato rispetto ai propri bisogni, trasversalmente a tutti i settori e comparti produttivi. Al netto degli storici deficit della formazione professionale.
Tutto bene dunque? Non esattamente. O almeno, meglio essere prudenti e chiedersi cos'è che manca per prendere al lazo le opportunità che in termini di sviluppo economico si stanno materializzando. Perché, al di là del buono che potrà venire dallo sprigionarsi degli spiriti animali del mercato, quello che con ogni evidenza manca oggi a questa terra è un'idea condivisa di sviluppo, secondo tre o quattro direttrici che ne connotino le caratteristiche.
Tanto per fare un esempio scontato. C'è il rischio, ancora una volta, come è successo nel passato remoto e in quello recente, che i conservatorismi travestiti da movimenti di tutela ambientale finiscano per ostacolare il dispiegarsi della ripresa economica. Quel che è successo o sta succedendo su autostrada, parchi eolici e fotovoltaici, geotermia, gessi rossi di Venator, impianti di trattamento dei rifiuti, nuove colture agricole e quant’altro, parla da sé. Siamo una realtà nella quale si riesce a polemizzare anche su opere infrastrutturali come casse di laminazione, barriere antierosione marina o manutenzione dei boschi. Un vecchio riflesso condizionato - quello del cane di Pavlov - che scatta implacabile, finendo per privilegiare varie forme di rendita. Quindi è bene stare allerta.
C’è poi bisogno di definire meglio quali siano gli obiettivi preminenti su cui concentrare le risorse. E in questo caso sarebbe lungimirante sostenere la crescita del settore manifatturiero, progettando in primo luogo un’efficiente piano di formazione professionale. Ma anche favorire la costituzione di reti d’impresa, se non in una logica di distretto, almeno in quella di “cluster”. Ad esempio, in provincia di Grosseto esistono alcune realtà eccellenti nel comparto Ict (information and communication, tecnologies), oltre che, notoriamente, in quello agroalimentare.
Bisogna poi pensare alla realizzazione di uno snodo logistico per le merci, in anticipo rispetto alla conclusione delle opere su Corridoio tirrenico (gomma e ferro) e Due Mari. Preoccuparsi di concludere velocemente l’adeguamento della strada provinciale del Cipressino, da Paganico ad Arcidosso (appena iniziato), per connettere meglio l’Amiata.
Mettere in campo piani strutturali intercomunali, d’area, che superino la logica del campanile, in modo da non replicare a casaccio funzioni e insediamenti produttivi, per concentrarli in zone omogenee e dotate di servizi. Liberando aree da destinare a riqualificazioni edilizie di tipo residenziale.
Naturalmente, tutto più facile a dirsi che a farsi. Perché la tentazione sovranista dell’autosufficienza è sempre in agguato, tanto più in un territorio sfilacciato, balcanizzato in aree che fanno repubblica a sé, e orfano da molti anni di una cabina di regia istituzionale. Affetto da una sorta di bipolarismo strategico: per cui il pendolo della politica ha alternato la giaculatoria all’insegna della Regione matrigna ai tentativi maldestri di ottenerne le grazie. Beninteso sempre in ordine sparso, ognuno per sé senza un disegno coerente e condiviso. A seconda delle instabili geometrie politiche di giornata.
Buongiorno Massimiliano. Mi rimarrebbe da farti qualche domanda riguardo allo sviluppo dell'edilizia ma preferisco riflettere su quanto esamini.
RispondiEliminaMi piace quando il Frascino indica nomi e cognomi di personaggi "positivi" per la maremma: sono invece stupito degli altri che pur tirati in ballo perchè "innominati" continuano imperterriti e indolenti nei loro ruoli istituzionali a rappresentare quella maremma pre-bonifica.
RispondiEliminaChe belle parole che bravo scrittore
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