🙈🙉🙊 #tiromancino – La “vacca nel corridoio” della Maremma: ignorati per anni i segnali della crisi del modello obsoleto di accoglienza turistica
In quest'estate di angosce di matrice ambientale, uno dei tormentoni del dibattito pubblico locale concerne lo stato del nostro turismo. Tema che riemerge periodicamente per il peso rilevante che questo comparto ha sull'economia della provincia di Grosseto.
Il rovello intorno al quale in questa fase ci si accapiglia riguarda il superamento o meno della soglia delle presenze turistiche registrate nel corso del 2019: 5.7 milioni. Ultimo anno considerato normale del turismo italiano, prima dell'avvento devastante del Covid, poi seguito dalla guerra in Ucraina e dalla fiammata dell’inflazione che tanto condiziona la vita degl’Italiani. Già lo scorso anno ci eravamo andati vicini, ma i numeri complessivi, risultato della somma dei diversi territori, si erano fermati poco prima. Possibile quest'anno quella soglia venga superata, come ha previsto il Centro studi turistici di Firenze per l’intera Toscana.
Ma perché si guarda al 2019? Intanto, per una questione di marketing psicologico: quell’anno è stato l'ultimo “normale”, senza shock particolari. Così come perché nel 2019 in provincia furono sfiorati i sei milioni di presenze, con circa un milione e 200mila di arrivi. Obiettivo che il sistema turistico nostrano inseguiva a partire dall'inizio degli anni 2010. Anche in questo caso, a ben guardare, una questione “psicologica”.
La “vacca nel corridoio”
Tuttavia, il dibattito è falsato dalle premesse sbagliate: sta infatti succedendo quel che è accaduto nel caso dell’oramai celebre “vacca nel corridoio” (copyright bersaniano). Che pur essendo lì da tempo, nessuno la vedeva.
È noto, infatti, nel processo scientifico come nelle leggi della logica, che se sbagli la domanda iniziale, basandoti su premesse farlocche, di conseguenza è abbastanza probabile che si arrivi a conclusioni errate. La domanda corretta da porsi, allora, non è quando raggiungeremo i sei milioni di presenze, o i numeri del 2019, ma per quale motivo un turista dovrebbe scegliere come destinazione la provincia di Grosseto. Porsi un obiettivo meramente quantitativo, infatti, poco ci dice in termini qualitativi sulle reali motivazioni che possono spingere un viaggiatore a raggiungere Marina di Grosseto, Castiglione della Pescaia, Monte Argentario oppure l’Amiata. Scegliendo una delle filiere turistiche presenti sul territorio.
Forse perché siamo in una zona incontaminata dal punto di vista ambientale, bellissima e selvaggia? Per favore non scherziamo! La visione autoreferenziale dell'unicità di questa provincia è uno dei motivi principali dei fallimenti del suo sistema di accoglienza turistica. Che al di là dei numeri evidentemente significativi - tenuto conto che siamo in Toscana, destinazione fra le più note a livello italiano e internazionale – Maremma & Amiata sono tutt'altro che un unicum dal punto di vista della qualità ambientale e della bellezza paesaggistica. Sono forse più “brutte” Val di Cornia, Cilento o Salento, per buttarne lì tre a caso? Ecco perché sarebbe opportuno sgombrare il campo da illusioni ottiche fuorvianti.
La premessa vera – che quasi tutti ignorano prigionieri dell’autocompiacimento - è che il nostro modello di incoming turistico era in stato di crisi evidente già dalla seconda metà degli anni 2010. Quando sulla sua capacità di attrazione hanno cominciato a pesare in modo prevalente nuove motivazioni di viaggio, e una più leggibile richiesta di qualità dei servizi rispetto a quelli offerti. Il #tiromancino sostiene questa tesi sin dai suoi esordi nel 2016, e oggi si vede a occhio nudo quel che allora era chiaro solo agli addetti ai lavori più avveduti.
Facciamo un altro esempio concreto, per capirsi. È normale, oggi come oggi, che in una frazione balneare come Marina di Grosseto – almeno 30-40mila presenze turistiche giornaliere - non esistano una discoteca (o un club, chiamatelo come cvi pare), un’area multifunzionale per spettacoli all’aperto o una beach arena per gli sport da spiaggia? Né pubblici né privati? Servizi, diciamo pure punti di aggregazione, considerati di default per qualunque località a vocazione turistica. Giusto per citarne tre tipologie. Tenuto conto del fatto che il Comune di Grosseto, con un milione e 105mila presenze, è stato il settimo in Toscana nel 2022 per numero di pernottamenti in strutture ufficiali (Castiglione della Pescaia il 3°, dopo Firenze e Pisa).
Rispetto alla scarsità e bassa qualità dei servizi turistici, pesa come un macigno il modello di accoglienza turistica fortissimamente condizionato dalla presenza di seconde case, che totalizzano almeno la stessa quantità di affittuari e proprietari presenti nelle strutture di tipo alberghiero ed extra alberghiero. Un turismo “casalingo”, abitudinario, dall’età media elevata e poco propenso a spendere in ristorazione e movida. Conservatore per statuto e orientato ad andare presto a letto la sera, che chiama i vigili urbani se qualcuno si azzarda a fare musica dal vivo oltre alle 23:30.
Una rappresentazione plastica di cosa questo significhi in pratica, lo abbiamo avuto a Principina a Mare più o meno una quindicina di anni fa. Quando l'Amministrazione comunale paventò l'ipotesi di realizzare due strade laterali al viale Tirreno per raggiungere il grande piazzale antistante gli stabilimenti balneari, e costruire in quell'area una stecca edilizia dedicata ai servizi turistici (bar, discoteche e quant'altro), ci fu una sollevazione popolare dei proprietari di seconde case che si opposero ferocemente con il pretesto della tutela ambientale. In verità terrorizzati all'idea che la soporifera frazione balneare diventasse punto di riferimento per la vita notturna.
Fino a oggi, sarà il caso di dirselo, il nostro territorio ha retto in termini di presenze turistiche lucrando il vantaggio competitivo che gli ha garantito il susseguirsi negli anni di varie “disgrazie”. A cominciare dal lungo periodo in cui il terrorismo di matrice islamista ha reso inaccessibili per anni le spiagge di Nordafrica e Medio Oriente. Cui è seguito il Covid, bloccando per tre anni in patria gli Italiani, che hanno sovraffollato Maremma e Amiata col turismo di prossimità.
Quest’anno, non a caso, in concomitanza con l'impennata dell'inflazione e la riapertura degli aeroporti internazionali, il calo delle presenze degli italiani e quello della loro capacità di spesa hanno cominciato a mettere in evidenza i difetti di una cultura dell'accoglienza decisamente arretrata. Basata sulla convinzione astrusa che tanto i turisti arrivano, ed è lecito spennarli non tenendo conto del rapporto qualità/prezzo rispetto ai servizi che si offrono. Naturalmente con le dovute e nemmeno rarissime eccezioni, di chi - sia da imprenditore che da amministratore pubblico - ha qualificato la propria offerta continuando negli anni a macinare utili o attirare turisti.
L’ ultima considerazione riguarda la giaculatoria tipica di tanti operatori turistici, che strumentalmente lamentano il costo del lavoro sostenendo di non poter fare concorrenza né alle destinazioni del Sud Italia, né a quelle di Paesi emergenti come l'Albania. Che piano piano sta soppiantando Croazia e Slovenia, ma anche Grecia e Spagna, nelle preferenze di tanti amanti del turismo balneare. Cosa dovrebbero dire infatti albergatori, ristoratori, imprenditori del divertimento e commercianti della costa emiliano romagnola che hanno il nostro stesso costo del lavoro con un mare decisamente meno bello, ma continuano imperterriti a produrre reddito e ad essere punto di riferimento del turismo internazionale?
Parafrasando il buon Edoardo Bennato (col suo Capitan Uncino): “non lo sentite che strano ticchettio, è il primo allarme, poi dopo arrivo io”. Ad arrivare presto, in assenza di rapide contromisure, sarà il crollo delle presenze turistiche.
A proposito dell’accoglienza turistica della Maremma questa è codificata da due fatti distinti ma sinergici. Venendo da sud l’accoglienza è data su un magnifico curvone dell Aurelia. A metà del curvone( fatto in moto è una libidine) , nei giorni strategi c’è un autovelox gentilmente fornito dal comune di Orbetello. Il limite di velocità è di 70 km ora. Su una quattro corsie sei praticamente fermo. Se non sai che c’è l’autovelox la multa è assicurata. L accoglienza ai turisti è ricambiata dal comune di Grosseto per chi esce dalla Maremma all alberese , sempre nei giorni buoni, c’è un autovelox nascosto in un distributore di benzina . Anche qui il limite è di 70. Anche qui se non lo sai la becchi………
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