👀👀👀 #tiromancino – Non è placcando un busker in corso Carducci che si dà sicurezza ai cittadini

 

Le cose hanno iniziato a peggiorare con la scelta imprevidente, fatta dal Comune di Grosseto alcuni anni addietro, di togliere le panchine dai giardini di via Ximenes per impedire ai clochard di dormirci sopra. L’ultimo episodio in ordine di tempo, mercoledì scorso, conseguenza di un superficiale approccio disciplinare, invece, ha riguardato il giovane portato via di forza dai vigili urbani di Grosseto perché disturbava la “quiete pubblica” suonando lungo corso Carducci per chiedere l’elemosina. Cosa che faceva da settimane, tra piazzetta Socci e via Goldoni.


Per evitare fraintendimenti e polemiche capziose, considerato che non mancano in rete gli analfabeti funzionali (che sanno leggere ma non sono in grado di collegare i concetti): non è in discussione che certi comportamenti più o meno socialmente devianti, più o meno illegali o illegittimi, possano essere ritenuti disturbanti dalle persone. Ma come questi comportamenti, che siano antisociali o semplicemente anticonvenzionali, possano essere prevenuti per evitare tensioni, oppure contenuti in modo non violento nel momento in cui si verificano. Questo #tiromancino, pertanto, più che aizzare giudizi sprezzanti, e superficiali, avrebbe l’obiettivo più di basso profilo di riflettere su come si possano gestire certe situazioni rinunciando alla contenzione di marca securitaria, basato anche solo sull’uso controllato e limitato della forza, tantopiù quando ci si trova di fronte a persone con palesi problemi psichiatrici. O più semplicemente borderline, marginali in termini di mancata adesione alle convenzioni sociali.


Far west in corso Carducci

Quel che è successo pochi giorni fa, da questo punto di vista, si presta bene al ragionamento. Perché sei agenti di polizia municipale impegnati a contenere a terra un “facinoroso” busker, o musicista di strada, riottoso all’intimazione di smettere di suonare, ha rievocato in molti grossetani le immagini tremende del fermo dell’americano di colore George Floyd. Suscitando una giustificata ondata d’indignazione.

Perché, a ben guardare, non è solo la sproporzione nel rapporto tra il malcapitato e il manipolo di tutori dell’ordine, ma soprattutto quella tra il “reato” e la reazione repressiva. Per cui una persona conosciuta dai servizi, che da settimane canta lungo corso Carducci, peraltro con atteggiamenti non ostili, dando in escandescenze per un “richiamo all’ordine”, viene circondata, immobilizzata a terra e portata via di peso. Manco si trattasse di un pericoloso rapinatore a mano armata.

Fra le altre cose, ci sarebbe da riflettere anche sul perché quello che a Firenze, Siena, Roma o Venezia verrebbe visto come un caratteristico artista di strada - quanti ce ne sono, dai madonnari ai ritrattisti, dai busker alle statue viventi? – elemento connaturato al contesto urbano delle città turistiche, a Grosseto city (aspirante città turistica) viene percepito da qualcuno come un sovversivo disturbatore del soporifero tran-tran del centro storico cittadino. Minaccia che richiede l’inflessibile intervento della polizia municipale. Tanto sollecita e zelante da suscitare ammirazione per la tempestività dell’intervento a tutela dell’incolumità dei cittadini assediati da una tale minaccia……


Grosseto è davvero il Bronx?

C’è un problema di dissociazione cognitiva, o peggio di smobilitazione cognitiva, in questa città? Per cui oramai tutto quel che avviene fuori dalle righe è considerato “criminogeno”, degno dell’intervento delle forze dell’ordine? Che richiede l’installazione di telecamere? Perché, onestamente, il sospetto viene. E viene, di conseguenza, anche quello che un certo milieu “culturale” convenga parecchio a qualcuno. Tutta roba, peraltro, già ampiamente vista. Per quanto continui ad essere costantemente sottovalutata rispetto alle conseguenze sulla nostra libertà.

Come può essere, ad esempio, che una cittadina anodina e intorpidita come Grosseto, abbia addirittura 22 Gruppi di controllo di vicinato? E 2 o 300 telecamere? Non è un po’ troppo, oppure siamo diventati davvero il “Bronx” della Toscana? Peraltro, senza che gli episodi coi quali si giustificano gli uni e gli altri, accennino minimamente a diminuire. Cui prodest (a chi conviene), in definitiva?


La psichiatria non è un reato



Un altro esempio di travisamento della realtà, avvenuto qualche settimana fa. Quando le escandescenze date da un ventenne senegalese all'inizio di Corso Carducci, suscitarono reazioni sproporzionate con profluvio social di dichiarazioni trogloditiche e la richiesta di non meglio precisate misure drastiche da parte delle forze dell'ordine (sottintendendo nei confronti di tutti gli extracomunitari), evocate per primo dal sindaco di Grosseto. In evidente ansia da prestazione.

Al di là del fatto che quel ragazzo è una persona (notoriamente) seguita dal servizio di psichiatria della Ausl Toscana sud est – quindi uno che ha bisogno di cure, non di carcere - giova ricordare che è la stessa persona per cui in tanti si commossero solo qualche anno fa. Quando i media locali raccontarono che durante il Covid, da ospite del Cas – centro di accoglienza speciale – di Ribolla, per imparare l'italiano se ne stava seduto fuori dal centro civico (ex cinema) per seguire le lezioni di un'insegnante.

L’approccio di chi esaspera ogni fenomeno di devianza sociale, o semplice intemperanza, come un fatto criminoso, è quello che porta fatalmente a utilizzare un “taser” (pistola elettrica) per annichilire un paziente psichiatrico che seminudo, in stato confusionale, stava prendendo a testate una macchina. Finendo, dopo l’iniezione di un calmante, per rimetterci la pelle. Cosa che è avvenuta proprio pochi giorni fa a San Giovanni Teatino (Chieti).


Cambiare prospettiva

Un paio di mesi fa a Grosseto - presentando il suo libro “Incontri troppo ravvicinati: polizia, abusi e populismo nell'Italia contemporanea” – il sociologo e professore all'università di Firenze, Vincenzo Scalia, richiamando i casi Aldrovandi (Bologna) e Magherini (Firenze), sottolineava come a differenza di quel che succede nei Paesi anglosassoni le forze dell'ordine italiane non svolgono alcuna formazione specifica nel riconoscere e approcciare persone con problemi psichiatrici, alterate dall'alcol o dalle droghe. Che sono tutt'altra cosa rispetto ai delinquenti. Ecco, molti problemi nascono da questo deficit di formazione. Così come molti problemi di convivenza sociale vengono fatti passare per crimini gravi da chi ha un interesse politico preciso ad assecondare svolte securitarie e autoritarie, con il pretesto un po’ codìno del rispetto dell'ordine e del decoro pubblico. Di conseguenza non prendendo nemmeno lontanamente in considerazione l'ipotesi di formare e ricorrere a figure professionali come i mediatori sociali, gli operatori di strada o i negoziatori (Basterebbe guardare le serie Natflix!).

Semplificando le cose un bel po’, ma insomma ci capiamo: si inizia togliendo le panchine dai parchi pubblici per impedire ai senza fissa dimora di dormirci - privando i cittadini delle sedute, e traslando i clochard qualche centinaio di metri più in là - e si finisce per fermare un busker con placcaggi teatrali in corso Carducci. In attesa della prossima esasperazione securitaria, che potrebbe evolvere anche in qualcosa di più drammatico. Il fil rouge è evidente.

Alla fine della fiera la postura pubblica “legge & ordine” sortirà l'effetto di un cataplasma applicato a una piaga purulenta, ma qualcuno avrà lucrato un posizionamento politico contribuendo a legittimare qualche rappresentante delle forze dell'ordine particolarmente zelante. La sicurezza, però, è tutta un'altra cosa, molto più seria e complicata. E nel frattempo tutti quanti ci ritroviamo meno liberi.

Commenti

  1. Il tutto è assurdo, così come è assurdo che un funzionario del corpo dei Vigili Urbani, Dino Svetoni, ha esposto, nel suo profilo Facebook riportato in coda all'articolo su Maremma Oggi, manifesti la sua poca voglia di effettuare il proprio lavoro apostrofando chi, forse solo per quel giorno, possa permettersi di godersi una giornata di mare. Partendo dal presupposto che può sempre cambiare lavoro, questo suo atteggiamento annulla completamente la ragione del suo lamentarsi (giusta) in quanto offesi durante l'esecuzione del proprio lavoro sicuramente ordinato da altri. (p.s. ma lui non ci sta mai "in panciolle" in spiaggia ?)

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  2. “Taser”. “Teaser” significa tutt’altra cosa.

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