🤺🤺🤺 #LaZetadiZorro/ I simboli della propaganda e la sostanza delle cose. L'Africa ci salverà dalla carenza di lavoratori
Ieri si è chiuso il Consiglio europeo di Granada con una dichiarazione generica sottoscritta dai 27 leader nazionali. Giorgia Meloni ha subito rivendicato un successo politico dell’Italia per aver portato l’Europa a dichiarare come priorità «la lotta all’immigrazione clandestina». Come se qualcuno avesse mai pensato di favorire l'immigrazione clandestina. Peccato, ad ogni modo, il Consiglio europeo non sia riuscito ad approvare il regolamento sulla redistribuzione di migranti e richiedenti asilo all'interno dei confini europei.
Mettere d'accordo 27 paesi è un lavoro improbo, non ci vuole d'essere aquile per capirlo. Nemmeno è necessario avere un comprendonio di livello superiore per osservare che in vista del voto di giugno 2024 per le elezioni europee tutti cercano, chi più chi meno, di fare la facciata dura contro i migranti per blandire il pezzo di opinione pubblica che è stato sapientemente spaventato in questi anni. Per quanto, alla fine della fiera, tutto si limiti a qualche dichiarazione di principio. Ecco perché la vittoria simbolica sbandierata da Meloni è un banale gesto di propaganda.
Dietro la propaganda, però, ci sono le politiche concrete di alcuni Stati, a partire dalla Germania che sin dal 2017 - quando Merkel decise di far entrare un milione di profughi siriani in pochi mesi - ha capito benissimo che l'immigrazione è una risorsa di cui tutta Europa ha bisogno. Anzi, diciamola per com’è, che l’Africa è un bel serbatoio di manodopera che fa gola a tanti. Ma dietro le quinte, perché in pubblico per alcuni - particolarmente arretrati sul piano politico culturale come l'Italia - è molto più conveniente fare la faccia cattiva. E urlare all'invasione.
Fra gli altri ne ha scritto sul Manifesto (non una lettura mainstream) lo storico e giornalista francese Benoît Bréville, collaboratore di Le Monde Diplomatique. Che, ad esempio, ha rivelato come la Germania stia aprendo centri di reclutamento di lavoratori qualificati in 5 Stati africani: Ghana, Marocco, Egitto, Tunisia e Nigeria. In Marocco le città sono disseminate di manifesti che, chissà perché, promuovono i corsi di lingua tedesca organizzati da ambasciata e consolati della Germania. D'altra parte, contando sulla differenza sostanziale fra gli stipendi tedeschi e quelli italiani (cui corrisponde maggiore potere d'acquisto), nel tempo la Germania attraverso l'agenzia federale per l'impiego continua a reclutare insegnanti ed educatori italiani per le proprie scuole dell'infanzia (nidi e materne). Di cui ha carenza.
La Francia, invece, sta “importando” all'interno del proprio sistema sanitario nazionale medici formatisi in Senegal. D'altra parte, al di là della propaganda governativa, i governatori di centrodestra della Calabria e della Sicilia stanno reclutando medici ospedalieri a Cuba e in Argentina. Ma si potrebbe continuare all'infinito.
Tutto questo per dire che mentre Meloni e company provano a prenderci allegramente per il culo mettendo in scena la pièce politico-teatrale dell'invasione da fermare, quelli più svegli e realisti si concentrano su come far arrivare gli immigrati nei propri Paesi. Piuttosto che sulla costruzione di centri di detenzione illegale (tipo il Cile di Pinochet) per rimandare indietro, peraltro senza riuscirci mai, una stragrande maggioranza di poveri cristi che attraverso la richiesta di asilo provano ad emanciparsi.
La cosa tragica, al di là dell'ipocrisia insopportabile, sta nel fatto che è oramai evidente come il futuro, anzi il presente, si caratterizzi per la “caccia” al lavoratore immigrato. Meglio se già formato, ma anche da formare. E non è difficile capire che questo sarà il business futuro delle agenzie di formazione professionale. In altre parole, la riedizione contemporanea del colonialismo del secolo scorso. Negli anni del 900 si depredavano le materie prime, negli anni 2000 si deprederanno le risorse umane. Con l’Africa nel ruolo subalterno di incubatore di lavoratori da importare in Europa.
La meloni nei sui vanti può senz'altro aggiungere di aver legittimato l'arrogante ed ottuso cinismo disumano sempre più diffuso.
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